Conclusa con la firma la lunga vertenza tra Fiat e sindacati sullo stabilimento di Termini Imerese: i lavoratori, quelli con i requisiti necessari, potranno andare in pensione “accompagnati” da un compenso di 22mila euro per la durata di quattro anni. Si tratta in tutto di 640 dipendenti. Ha commentato Enzo Masini responsabile Fiat della Fiom che l’accordo permette a chi ha i requisiti a fine 2013 di  andare in mobilità incentivata. Ma cosa succederà a tutti gli altri dipendenti, circa un migliaio? Lo spiega Franco Oppedisano, giornalista economico esperto di mercato automobilistico: «Proprio oggi viene discusso e quasi sicuramente firmato l’accordo tra sindacati e il nuovo proprietario di Termini Imerese».



Fiat lascia Termini Imerese. E adesso cosa accadrà?

Prima di discuterne, vale la pena dire un paio di cose su Fiat, in special modo sul suo futuro che è comunque connesso all’addio di Termini Imerese.

Ci dica.

Proprio in queste ore su internet circolano alcune indiscrezioni, non confermate ufficialmente da Fiat, che rivelano la conseguenza dell’addio dello stabilimento di Termini Imerese. Si tratta dei dati relativi alle previsioni di produzione in Europa del Lingotto. L’azienda torinese taglierà nel prossimo anno la produzione di Polonia, Serbia e Italia, di circa 200mila vetture. Ma la cosa positiva è che in Italia invece la produzione aumenterà di circa 150mila unità. La produzione diminuirà leggermente in stabilimenti come quelli di Mirafiori e Cassino, ma aumenterà in modo vertiginoso a Pomigliano d’Arco passando dalle 20mila vetture prodotte nel 2011 a circa 200mila prodotte nel 2012.



Come mai questo aumento di produzione a Pomigliano?

Perché lì sono stati raggiunti degli accordi, fatti investimenti e a Pomigliano verrà prodotta la nuova Panda. Pensano di poterla produrre in parecchi esemplari perché sono convinti di poterla vendere. Questo vuol dire che non è vero, come dicono alcuni, che la Fiat abbia smesso di investire nel nostro Paese: diamo a Fiat quello che è di Fiat. Certo, non siamo davanti al milione e trecentomila esemplari che Marchionne due anni fa aveva promesso di produrre, ma siamo davanti a circa 600mila vetture in più rispetto allo scorso anno.

E a Termini Imerese cosa succederà, da domani?



Succederà questo, e lo vedremo già nelle prossime ore: Termini Imerese passerà nelle mani di Di Risio, proprietario della DR Motor, una azienda automobilistica molisana.

Ci spieghi meglio.

Di Risio è un coraggioso imprenditore italiano che ha mostrato che volendo si possono ancora creare aziende nel nostro Paese. Ex pilota di macchine, è passato da una piccola concessionaria all’aver creato un’azienda di produzione automobilistica, la DR Motor. Ha fatto accordo con i cinesi, che gli hanno fornito i componenti e quindi ha cominciato a vendere le vetture da lui prodotte in canali alternativi come gli ipermercati. Proprio oggi al Motor Show di Bologna ha presentato la versione sportiva, la DR1 S, delle tre vetture che attualmente produce.

Un miracolo italiano?

In realtà, Di Risio al momento non se la passa in buone acque. Rispetto all’anno scorso le sue vetture si vendono del 20% in meno e nel mese di ottobre ha subito una perdita del 50%.

Come entra in gioco Termini Imerese?

Entra in gioco tramite un investimento di 110 milioni di euro e dalla promessa di produrre nel prossimo anno 60mila vetture in quello stabilimento ormai ex Fiat. Di Risio prenderebbe dunque su di sé gli ex dipendenti Fiat e lancerebbe questa sfida.

Una sfida coraggiosa, di questi tempi.

Infatti. Si tratta di vedere se poi riuscirà a vendere davvero le 60mila vetture che ha promesso di produrre. Lui dice che le venderà su tutto il mercato europeo, ma la domanda resta aperta: ce la farà? Teniamo conto che Termini Imerese, seppur senza Fiat, rimane su grazie ai finanziamenti pubblici dello Stato. Ricordando anche che una piccola parte dell’impianto verrà preso da altri due imprenditori, uno che si occupa di logistica e un altro di produzioni televisive.