L’asta di Bund decennali della scorsa settimana non era andata molto bene. Un segnale che è stato davvero preoccupante per la tenuta dell’Euro, specialmente perché ha riguardato i titoli di stato di in un Paese, la Germania, accusato di egoismo o miopia circa la gestione della crisi dell’Eurozona. «Certi tedeschi – ci spiega Martin Kaelble, giornalista economico che lavora a Berlino per il Financial Times Deutschland – non hanno paura, anzi sognano che l’unione monetaria crolli. Alcuni scrivono libri su questo e si presentano in tv. Il loro desiderio è un Euro del Nord o un ritorno del Marco».
Qual è il sentimento generale tra i tedeschi riguardo l’euro?
Tra i cittadini ci sono molti scettici. Al contrario, il mondo dell’industria è molto favorevole all’euro, dato l’alto livello di export verso gli altri paesi europei.
Se l’euro dovesse crollare, quali conseguenze ci sarebbero per la Germania?
Pochi tedeschi si rendono conto che se l’euro crollasse sarebbe un vero disastro. La Germania soffrirebbe, soprattutto per il collasso del sistema bancario e la valutazione esorbitante sui mercati valutari di quella che sarà la nostra moneta. Chi parla di ritornare al Marco ignora cosa questo comporti.
Per scongiurare la fine dell’euro, le soluzioni sul piatto sembrano essere principalmente tre. La prima è quella degli Eurobond. Alberto Quadrio Curzio, uno dei principali sostenitori di questo strumento finanziario, su queste pagine ha spiegato che il “no” della Merkel dipende dal fatto che alla Cancelliera sfugge il loro significato. È così? Da cosa dipende il parere contrario della Germania?
La maggioranza dei tedeschi rifiuta una responsabilità solidale. Per questo la Merkel non accetta gli Eurobond. La Cancelliera non vuole offendere gli elettori. Il suo “no” non dipende quindi da una mancanza di comprensione economica. I sostenitori degli Eurobond, d’altro canto, sono soprattutto economisti con un’educazione e un orizzonte internazionale. Per loro, i rischi sistemici sono più importanti degli interessi nazionali.
La seconda soluzione riguarda una modifica dello Statuto della Bce in modo che possa (anche senza stampare moneta) acquistare titoli di Stato. Anche qui l’opposizione della Germania è forte. Perché?
La tradizione della Bundesbank è costituita dai principi rigidi e coerenti. La banca centrale tedesca non tollera una trasgressione che potrebbe minare la politica monetaria e il suo obiettivo principale: la stabilità dei prezzi. I tedeschi non sono gli unici che temono l’inflazione. Tuttavia, senza dubbio, la resistenza in Germania è particolarmente forte. Forse, è una questione di mentalità. Un cinico potrebbe anche dire: parecchi tedeschi preferiscono cadere nel baratro con la testa alta piuttosto che violare una regola.
Si dice che i tedeschi siano terrorizzati dall’iperinflazione, dal “fantasma di Weimar”. È così?
A causa del “trauma del 1923”, il tema dell’inflazione è molto sentito a livello emotivo in Germania. Basta una piccola notizia e il “fantasma” è rievocato, magari attraverso libri e articoli sui giornali tedeschi. Pubblicazioni su questo tema vendono tantissimo.
L’ultima soluzione è quella proposta dalla stessa Merkel: l’unione fiscale. Perché la vuole così tanto e la preferisce alle altre due?
Credo che la Merkel sia motivata da una ragione politica: tenta di cautelarsi di fronte agli elettori. Se Italia o Francia fossero i pagatori principali, penso che i loro politici non si comporterebbero in maniera diversa.
In Germania circolano altre ipotesi di soluzione diverse da queste tre?
Qua e là. Ma nel complesso c’è una spaventosa mancanza di alternative: prevale il fronte del “no”. Non c’è un clima costruttivo.
Gli altri paesi sembrano guardare alla Germania come leader dell’Ue e quindi la incolpano della situazione critica che tutta l’Eurozona sta affrontando. Accusandola anche di badare troppo, per esempio, alle proprie banche (in Italia, i nuovi parametri dell’Autorità bancaria europea (Eba) vengono visti come una “punizione” per le banche italiane che avvantaggia quelle tedesche). In Germania si sentono queste “proteste” che vengono dagli altri partner? Se sì, che importanza gli viene data?
La Merkel si rende conto delle “proteste”, ma non le sembrano importanti. Per esempio, la rabbia delle banche italiane che si sentono “punite” dall’Eba non è una notizia a Berlino: la Germania si occupa solo di se stessa.
(Lorenzo Torrisi)