“L’Italia ha perso e ha vinto la Padania”. Parola di Umberto Bossi, che parlando durante un convegno sulla sanità in Regione Lombardia ha aggiunto che la Padania si farà la sua moneta. Il leader del Carroccio ha escluso un eventuale ritorno alla lira in caso di peggioramento della crisi dell’euro. Nel suo ragionamento, Bossi sostiene che nessun membro dell’Unione europea vuole mettere dei soldi in un fondo salva-Stati: “I tedeschi giustamente non vogliono pagare i debiti dell’Italia e della Grecia, quindi non se ne farà niente. Non esiste un fondo che possa salvare gli Stati. Una volta finito l’euro, la Padania si farà la sua moneta”. Per Marco Di Antonio, professore di economia all’Università di Genova, contattato da IlSussidiario.net, «quello di Bossi è un discorso che ovviamente implica una autonomia, una dichiarazione di indipendenza della Padania dal resto dell’Italia».
Professore, è possibile immaginare davvero una moneta sperata dal resto dell’Italia come dice Umberto Bossi?
Avere una propria moneta implica alcune cose fondamentali e imprenscindibili. La più iportante è avere una banca centrale, un istituto che emetta la moneta, che sia indipendente dalla Banca d’Italia e dalla Banca centrale europea e che abbia una politica monetaria autonoma. Direi che è difficilmente praticabile senza prima una separazione politica dal resto dell’Italia.
Bossi, però, come molti altri in questo periodo, parla di un fallimento dell’euro. Uno scenario possibile?
È uno scenario che solo pochi mesi fa non era neanche considerato dagli analisti, mentre adesso le società di consulenza, gli esperti finanziari cominciano a contemplare tra gli scenari anche quello della dissoluzione dell’euro e il ritorno alle valute nazionali e fare ragionamenti e studi di impatto. È uno scenario tutt’altro che impossibile, anche se quanto non sappiamo stimarlo al momento.
Come potrà salvarsi l’euro?
Ritengo che sia possibile facendo le cose di cui si discute, come l’unione fiscale. Le intenzioni dei governi sono abbastanza chiare, poi – come dicono anche i giornali – parallelamente bisogna anche individuare le misure dissuasive per i mercati, misure di emergenza.
Quali?
Interventi della Banca centrale europea o del fondo salva-Stati, anche se su quest’ultimo mi sembra ci sia molta più timidezza. È possibile con un sussulto di europeismo e la messa in campo di certi strumenti che l’euro si salvi. Certamente, se invece questo sussulto non c’è e si continua a litigare, a spaccare invece di unire, le probabilità di dissoluzione aumentano.
Quali altri scenari si possono delineare?
C’è un altro scenario di cui si parlava fino a qualche tempo fa: l’euro a due velocità. Da una parte l’euro forte di Germania, Francia (anche se ultimamente sembra in declino), Belgio, Olanda e altri Paesi nord europei. E dall’altra l’euro debole di Italia, Grecia, Portogallo e Spagna. È uno scenario che oggi mi sembra sia meno considerato rispetto al ritorno delle valute nazionali.
Torneremo a maneggiare la lira, dunque?
Qualcuno dice che ci sia già una soluzione tecnica senza bisogno di ristampare la lira o il marco: mettere il timbro nazionale di ogni Paese sui biglietti euro esistenti. Ma su questo scenario, tornando a Bossi, il suo discorso implica qualcosa che va ben oltre al semplice ritorno della lira: si sta parlando di un’indipendenza della Padania dal resto dell’Italia.