Dopo la richiesta di sacrifici e svariati aggravi fiscali, dalla manovra Monti giunge qualche salutare notizia in senso contrario a quanto sinora appreso. Sono previste, infatti, una serie di agevolazioni e sgravi per le Pmi. Per quelle che assumeranno giovani under 35 e donne a tempo indeterminato, in particolare: le deduzioni Irap ammonteranno al 130%, pari a 10.600 euro a dipendente assunto contro i 4.600 attuali. Sarà, inoltre, possibile dedurre interamente l’Irap dall’Ires, per le società di capitali. Le spese per il personale dipendente saranno, infine, sgravabili al 100%. Secondo Gaetano Troina, professore di Economia aziendale presso l’Università di Roma Tre raggiunto da ilSussidiario.net, tuttavia, non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo. «Non dobbiamo contrapporre i sacrifici e l’appesantimento fiscale con questi sgravi. Sul piatto della bilancia, infatti, non assisteremmo certo a un sostanziale equilibrio».



A detta di Troina, le misure per le Pmi, assieme a tutte le altre, contribuiscono semplicemente a dare concretezza all’obiettivo primario della manovra letta nel suo insieme. «Ovvero, quello di trascinarci fuori dal “baratro”. E, a tal fine, va rilevato che si sarebbe potuto fare qualcosa in più nel segno dell’equità. Incidendo sui patrimoni elevati, ad esempio, con una patrimoniale; o recuperando risorse dall’asta delle frequenze televisive». Sta di fatto che «questi sgravi, effettivamente, hanno la finalità di facilitare l’assunzione di giovani e donne; ma in quanto rientrano tra le categorie maggiormente in difficoltà nell’accesso al lavoro». Tuttavia, le nuove norme, sul totale delle assunzioni non comportano un’incidenza particolarmente significativa. «Infatti, le Pmi, anche laddove i presupposti si rivelassero vantaggiosi o facilitanti, come in questo caso, non è detto che si trovino nelle condizioni di dover effettuare nuove assunzioni. Credo, inoltre che, per avere reale efficacia, tali provvedimenti sarebbero dovuti essere estesi anche alle grandi aziende». Sul fronte del rilancio economico, quindi, nessuna novità. La ripresa, secondo il professore, non potrà essere innescata in pochi mesi, ma in un periodo medio-lungo. 



«Non ci sono decisioni per la crescita che possano essere assunte nel breve termine», fa presente. Si tratta, in conclusione, «di una serie di approcci per non rischiare che la situazione peggiori. Se non si dà lavoro a donne a giovani, nella misura in cui è possibile farlo, infatti, si può scendere solo ancora più in basso». 

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