L’introduzione di un nuovo Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) che sarà più favorevole per le famiglie numerose e il criterio di calcolo dell’Imu sulla prima casa che stabilisce 50 euro di detrazione per ogni figlio convivente di età inferiore ai 26 anni sono alcune delle novità recepite nella manovra varata dal governo Monti che oggi verrà votata alla Camera dei deputati. Misure salutate come favorevoli per le famiglie. Tuttavia, ci spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica alla Cattolica di Milano e grande sostenitore del quoziente familiare, «l’Italia continua purtroppo a essere un Paese in cui la quantità di dibattiti promossi sulla famiglia è di gran lunga superiore alle risorse a essa dedicate».



Perché secondo lei?

Perché le famiglie continuano a non essere politicamente rilevanti, se non per aspetti che attengono i cosiddetti valori non negoziabili, la vita in primo luogo. Ma non ci si può fermare a questo, altrimenti di vita non ce ne sarà più comunque.

Cosa pensa degli interventi della manovra relativi a Isee e Imu?



L’Isee è una misura imperfetta (del resto la perfezione non è di questo mondo) di equità orizzontale. Quest’ultima è una specie di miraggio seguito ormai da decenni in Italia. Il problema è che essa viene perseguita con meccanismi di detrazione (come nel caso dell’Imu) e/o deduzione fiscale. Con forti problemi collegati.

Quali?

Per esempio, le detrazioni non sono indicizzate all’inflazione. Quindi, come accade ancora, possono rimanere invariate per anni. Pensi solo che la soglia di reddito per essere considerato figlio a carico è stata fissata a metà degli anni ’90 e non è mai stata cambiata ed è pari a 2.840,51 euro l’anno. Quindi, nonostante questa sia una misura in favore delle famiglie, perché risponde al caso del giovane che comincia a lavorare quando ancora vive coi genitori, di fatto non sortisce altro effetto che incentivare il lavoro in nero. Questo è uno dei tanti esempi della mancanza generalizzata (perché riguarda tutte le forze politiche) di atti concreti che seguano le parole, sempre particolarmente elogiative, sul ruolo e l’importanza della famiglia.



Pensando alla manovra nel suo complesso e ai correttivi apportati in questi giorni, qual è il suo giudizio?

Diciamo che sono state accolte alcune istanze di principio che hanno attenuato il vizio di origine di questa manovra: il fatto di far fronte in un lasso di tempo molto breve a un’emergenza finanziaria con provvedimenti che sono però destinati ad avere effetti che dureranno nel tempo per milioni di famiglie. Bisogna anche tener conto delle altre manovre di quest’anno: la loro somma complessiva costituisce un ammontare di risorse molto elevato. Speriamo che non lo sia troppo.

 

Pensa che, vista anche la prospettiva di una recessione imminente, nel 2012 ci si ritroverà a dover varare un’altra pesante manovra per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013?

 

Spero proprio che questo non accada, perché da questo punto di vista abbiamo davvero già raschiato il fondo del barile e rischiamo di entrare in una spirale di austerità economica che riduce l’attività economica, con ciò facendo aumentare anziché diminuire il disavanzo pubblico. Questo è lo scenario che va scongiurato da qui ai prossimi mesi. Spero comunque che su due fronti l’azione politica faccia seguire i fatti alle parole.

 

A cosa si riferisce?

 

In primis a interventi incisivi per contrastare l’evasione fiscale, che in condizioni normali può essere probabilmente tollerata, ma che di fronte a un’emergenza come quella attuale diventa davvero insopportabile. Lo stesso si può dire sui tagli ai costi della politica. Non si tratta delle cifre che possono essere risparmiate in sé, ma del fatto che se il Paese è in condizioni di emergenza è fondamentale che la classe dirigente dia il buon esempio.

 

(Lorenzo Torrisi)

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