Le mani del fisco si allungano anche sul risparmio postale: per libretti, buoni postali, fondi e polizze si inaugura l’era dell’imposta di bollo. Un tesoro che, complessivamente, vale più di 300 miliardi e che rappresenta il dieci per cento del risparmio delle famiglie italiane. Sarà tassato in maniera analoga ai depositi bancari e ai dossier titoli. Sui conti correnti postali il bollo corrisponderà a 34,20 euro, come per i conti correnti bancari e, contestualmente, i depositi inferiori ai 5mila euro saranno esentati; per quanto riguarda i buoni, si applicherà un’aliquota identica alle altre forme di investimenti. Sarà dello 0,1% per il 2011, dello 0,15% nel 2013, con un tetto massimo, per tutto il 2012, di 1.200 euro per i depostiti superiori a 1 milione e 200mila euro. Gli effetti che si produrranno sul ceto medio sono scontati: «Di sicuro, si determinerà un aggravio dei costi e, in particolare, un’erosione dei risparmi», spiega, raggiunto da ilSussidiario.net, Paolo Costanzo, Commercialista dello Studio di consulenza aziendale Costanzo & Associati. «Per quanto riguarda i titoli, i rendimenti, per i piccoli risparmiatori, saranno più bassi rispetto a quelli che avrebbero ottenuto se l’imposta non fosse stata introdotta. Anche perché sarà applicata non sul valore nominale, ma sul quello di mercato».
Secondo Costanzo, tuttavia, sarebbe scorretto sostenere, come fanno in molti, che si tratta di una patrimoniale mascherata. «La patrimoniale è sulle giacenze, non sulle transazioni. È semplicemente, per l’appunto, un’imposta e nient’altro. Altro discorso, è l’appesantimento significativo che verrà a prodursi sulle famiglie». Su questo, Costanzo non ha dubbi: «Si tratta di una falcidia vera e propria sui loro risparmi. Anche perché, per i piccoli risparmiatori, utilizzare queste forme di investimento è pratica abbastanza diffusa. E i rendimenti, già di per sé sono piuttosto bassi». Se l’utilità di tutto ciò fosse evidente, tali misure sarebbero maggiormente digeribili. Non sembra che le cose stiano così. Il gettito previsto, infatti, si aggira, per i buoni, attorno ai 28 milioni di euro per il 2012, agli 84 per il 2013 e ai 103 per il 2014.
«Un gettito di tale entità, rispetto ad un debito di 1900 miliardi di euro, ha un’incidenza pressoché nulla. Ma, in cambio di benefici inesistenti, l’ulteriore carico sarà avvertito, eccome, dalla famiglie». Ed è anche quantificabile. «La manovra del governo Monti, nel suo complesso, costerà, all’incirca, 1200 euro a ciascuno famiglia media».