I dati Istat relativi al terzo trimestre del 2011 confermano quanto di brutto si diceva da tempo. L’Italia sarebbe già in recessione. Per la prima volta dal 2009 il prodotto interno lordo del Paese è sceso da un trimestre all’altro, ma se due anni fa il calo era stato dello 0,1%, adesso è aumentato. Secondo i dati dell’istituto, infatti, il prodotto interno lordo nel terzo trimestre dell’anno si è ridotto allo 0,2%. Una discesa del dato congiunturale dello 0,2% con una crescita di quello tendenziale della stessa percentuale. Entrando nel dettaglio dei dati forniti dall’Istat si può vedere come l’import scende al – 1,1% congiunturale e al -0,9% tendenziale; le famiglie hanno fatto registrare un consumo dello 0,2%; le istituzioni sociali private perdono lo 0,6%; gli investimenti fissi lordi lo 0,8% in meno mentre i mezzi di trasporto sono al -4,9% e le costruzioni al -1,2% congiunturale e al -3,2% tendenziale. Vengono poi rivisti al ribasso i dati sul prodotto interno lordo dei primi due trimestri del 2011: il primo trimestre del 2011 che era stato segnalato a un +1% passa al + 0,8%; quello del secondo trimestre che era a +0,8% passa al + 0,7%. Un quadro che ovviamente si ripercuote immediatamente sulle Borse con effetti negativi: lo spread riprende a crescere passando dai 447 punti ai 458 di stamattina mentre Piazza Affari ferma il rialzo allo 0,6%. La giornata è ancora lunga: soprattutto, i mercati sono in attesa di sapere i dettagli sulla maxi operazione promessa dalla Banca centrale europea per finanziare le banche. Da quanto è stato comunicato, si tratterebbe di prestiti illimitati a tre anni con tasso dell’1%. Una mossa voluta per contrastare il rischio di stretta creditizia da parte degli istituti bancari stessi alle imprese e alle famiglie. Il commento dell’amministratore delegato di Unicredit: un passo importante, i fondi che arriveranno, assicura, saranno usati per la clientela e per l’economia reale. Un fondo complessivo di circa 500 miliardi di euro quello che la Bce si appresta a concedere, una cifra dunque più alta di quella prevista inizialmente che era di trecento miliardi di euro.
Secondo gli esperti, la maggior parte di tale fondo verrà utilizzata per acquistare titoli di Stato dei Paesi periferici. Sempre secondo gli esperti, la mossa della Bce potrebbe però non essere così fortunata. I mercati infatti starebbero ponendo troppe speranze in tale operazione. Nel 2012, viene detto, i Paesi di eurozona avranno infatti bisogno di nuovi finanziamenti pari a oltre 1600 miliardi di euro.