La crisi c’è, e si fa sentire. Quest’anno, nel periodo natalizio, le spese degli italiani hanno subito una drastica riduzione rispetto agli anni scorsi. Ancora più drastica delle aspettative. Lo si evince dai dati da disposizione elaborati dall’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, che hanno messo a punto delle stime basandosi sui propri centri di monitoraggio dislocati lungo tutto lo stivale, al nord, al centro e al sud. I consumi degli italiani per le feste si sono rivelati più bassi in, praticamente, tutti i settori. Complessivamente, la spesa si è attestata sui 4 miliardi di euro, determinando, così, una riduzione di circa 400 milioni rispetto ai 4 miliardi e 400 milioni di euro previsti. La spesa media per ciascuna famiglia, invece, è stata di 166 euro. Va da sé che, oltre alla crisi, a pesare sui mancati consumi è stata anche la manovra finanziaria del governo Monti. Che, benché finalizzata a far riguadagnare all’Italia quel consenso internazionale in grado di abbattere lo spread, dando garanzie di solvenza sul nostro debito sovrano, è pur sempre – almeno nella prima fase – connotata da misure specificatamente repressive. Gli italiani, quindi, non solo hanno meno soldi, ma la paura di averne sempre meno determina un clima emotivo generale che induce a consumare il meno possibile, in attesa di tempi ancora più bui. Del resto, come hanno sottolineato i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, «è chiaro, quindi, che da tutto ciò deriva l’urgente necessità di affiancare alle misure di riequilibrio dei conti (che solo per la manovra Monti costeranno alle famiglie 1129 Euro), interventi determinati per avviare una nuova fase di sviluppo, attraverso il rilancio degli investimenti nei settori produttivi». Vendendo ai dettagli della riduzione dei consumi, il settore dei mobili, dell’arredamento e degli elettrodomestici ha segnato una riduzione del 24 per cento rispetto allo scorso anno; quello del turismo ha registrato un calo dell’8 per cento; i giocattoli indicano un -3 per cento; la riduzione di abbigliamento e calzature è stata del 18 per cento; il comparto profumeria e cura della persona cala del 7 per cento; l’alimentazione, infine, ha visto una diminuzione dell’1,5%. Restano, invece, stabili i consumi in campo editoriale, sia in riferimento alla vendita di libri che di cd.
Questo, si deve al fatto che nel settore si sta procedendo ad un gran numero di promozioni. Unico settore a segnare segno più è quello dell’elettronica di consumo che, grazie, in particolare, al passaggio al digitale terrestre e alla moda degli smartphone si è incrementato rispetto al 2010 dell’1 per cento.