Il lunedì postnatalizio non lascia presagire alcunché di positivo per la finanzia italiana. Dopo un’apertura con segno più, Piazza Affari va in ribasso e a stento si mantiene in parità mentre il Cac40 parigino e il Dax 30 di Francoforte continuano a salire. in particolare, il Cac 40 sale dello 0,34% a 3.113,4 punti mentre il Dax dello 0,34% 5.898,82. L’Ftse Mib di Piazza Affari dopo l’apertura a +0,6% a 15.083,27, scende in parità. A Milano c’è apprensione, in particolare, per Fonsai che, in seguito al Cda del 23 dicembre, dove si è deciso per un aumento di capitale da 750 milioni di euro per garantire alla compagnia maggiore sicurezza, è ora al -3,33%. Cala anche Unicredit (-2,24%), socia di Fonsai al 6,98%, mentre Premafin, che non è riuscita a fare prezzo all’asta di pre-apertura, non viene scambiata. Male anche Milano Assicurazioni (-4%).
A incidere negativamente il pessimo andamento delle borse asiatiche, sulle quali ha pesato l’avvertimento della Banca del Giappone che ha messo in guardia il Paese dai rischi che la crisi mondiale potrebbe determinare sulle esportazioni. A Tokyo, in particolare, va male il settore elettronico; tra i peggiori, Olympus (-2,05%), Sharp (-1,39%), Fujifilm (-0,97%) e Sony (-0,5%); non decollano neanche Nissan (-1,72%), Honda (-0,59%) e Toyota (-0,24%). In Italia, ciò che, attualmente, sta destando le maggiori preoccupazioni, è lo spread. Non sembra, infatti, che il gaoverno Monti da poco insediatosi sia riuscito a calmierare i furori dei mercati, benché questo fosse l’obiettivo e la ragione delle dimissioni dell’esecutivo precedente; la manovra finanziaria, infatti, non è tuttora riuscita a stabilizzare a cifre ragionevoli il differenziale tra il rendimento dei nostri Btp decennali e gli omologhi bund tedeschi. In apertura, lo spread si è presentato sopra la soglia dei 500 punti base, per arrivare, secondo la piattaforma Bloomberg ad un massimo di 520 punti, con un rendimento per il decennale italiano al di sopra del 7%. Venerdì scorso, 23 aveva chiuso a 502 punti e un rendimento del 6,98%. Al momento si attesta sui 510 punti base, con un rendimento dei titoli italiani al 10%.
Il mercato italiano, in particolare, è in fibrillazione per l’asta del Tesoro di domani, quando saranno battuti titoli di Stato a 6 mesi e con scadenza nel 2013 per un totale di 11,5 miliardi mentre dopodomani Btp con scadenza al 2014 e al 2022 fino a 8,5 miliardi.