Sarà l’ennesima stangata, per le famiglie? Il governo giura di no. Si è detto che, oltre all’introduzione dell’Ici-Imu, sarà messa a punto la riforma del catasto, per adeguare i valori fiscali degli immobili a quelli reali del mercato (mediamente, i secondi sono 3,7 volte superiori ai primi), ma – si è aggiunto – si tratterà di una riforma a “costo zero”. Ovvero, «complessivamente», non ci sarà aumento delle pressione fiscale. È quel «complessivamente»  che inquieta. Va da sé, infatti, che per far sì che un bilancio sia pari a zero, occorre che, nell’insieme, i fattori con il + e quelli con il – si annullino. Vorrebbe dire che alcuni pagherebbero di più, altri di meno; ora: dato che è improbabile e poco credibile che lo Stato decida di diminuire la pressione fiscale, è facilmente intuibile che, alla fine, resteranno solo quelli che pagheranno di più. «Se portano i valori fiscali a quelli di mercato, è inevitabile che si tratterà di una stangata», spiega, infatti, raggiunto da ilSussidiario.net Carlo Buratti, professore di Scienza delle finanze presso l’Università di Padova. Rimane una via di fuga: «C’è da sperare che aggiustino le aliquote. Attualmente, tuttavia, non è possibile fare previsioni accurate», in ogni caso, secondo il professore, si tratta di una riforma che prima o poi andava fatta. «Le case accatastate hanno un rendita che non corrisponde più al valore effettivo dell’immobile, a quello che può rendere un eventuale affitto. Le operazioni di stima degli ultimi estimi, del resto, sono stati fatte nell’88. Secondo me, quindi, è necessariamente da realizzarsi».



In alcune città e in svariati casi, il valore fiscale è diverse volte inferiore a quello reale; in città come Napoli anche 12 volte. «Dipende dalla dinamica del mercato immobiliare. Dalla città, dal quartiere in cui l’abitazione è locata. In molti casi la classe catastale non corrisponde al vero. Un immobile popolare o economico, ad esempio, può esser stato ristrutturato ed esser diventato di pregio. Il proprietario avrebbe dovuto farsi carico di dichiarare la modifica, ma pochi l’hanno fatto». Siamo al punto «di avere case in Piazza Navona, a Roma, che figurano come abitazioni economiche. C’è stato, inoltre, un abuso degli ex immobili rurali che sono diventati ville o abitazioni pregiate».



L’operazione di adeguamento del catasto implica parecchio tempo. Eppure, il governo Monti ha poco più di un anno per realizzare l’obiettivo di trascinarci fuori dalla crisi. «Un anno e pochi mesi, effettivamente, sono pochi – dice Buratti -. Tuttavia, le Agenzie del territorio, cui spetta il compito di metter mano agli estimi, raccolgono ormai da anni dati sul valore degli immobili e sulle transazioni, e producono ogni anno un rapporto corposo sul mercato immobiliare. Quindi, si tratta di un punto di partenza molto utile che accorcerà notevolmente i tempi». 

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