Oggi Mario Monti ha tenuto la sua conferenza di fine anno e il suo pensiero è già rivolto ai provvedimenti da mettere in campo nel 2012. Uno dei primi, probabilmente da emanare già a gennaio, sarà la legge sulla concorrenza, in cui far confluire anche le norme sulle liberalizzazioni che poco spazio hanno trovato nella manovra finanziaria di dicembre. I media già parlano di “legge Monti”, ricordando l’incarico di Commissario europeo per la concorrenza ricoperto in passato dal Premier. Non si tratta di una novità, ci spiega Ugo Arrigo, Professore di Finanza pubblica alla Bicocca di Milano, «la legge 99 del 2009 all’articolo 47 prevedeva infatti che il governo annualmente proponesse al Parlamento una legge per il mercato e la concorrenza. Questa norma prevedeva anche che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) desse al governo un parere mettendo assieme tutti i suoi commenti, le sue proposte sui singoli provvedimenti da adottare. Questa è una legge che quindi arriverà con circa due anni di ritardo».
Tenendo presente l’ultimo parere dell’Agcm, presieduta fino a meno di un mese fa dall’attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, quali saranno i settori su cui dovrà intervenire il governo?
Il parere cominciava parlando della liberalizzazione dei servizi pubblici, in particolare quelli postali, chiedendo sostanzialmente due cose. La prima è l’istituzione di un regolatore indipendente per seguire la liberalizzazione del settore. Nella sua manovra, il governo ha deciso di affidare questo compito all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). La seconda richiesta riguardava la rimozione di norme e ostacoli all’effettiva libera concorrenza sul mercato postale in adempimento alla liberalizzazione europea entrata in vigore nel 2011. Su questo piano non è però stato fatto nulla.
E cosa si potrebbe fare?
Un esempio di un vincolo che potrebbe essere rimosso riguarda le famose agevolazioni postali concesse dallo Stato per l’editoria e il settore non profit, che attualmente vengono garantite solo per chi utilizza Poste italiane. In questo modo viene favorito un solo operatore del mercato, che per di più è quello dominante.
Un altro settore su cui intervenire?
L’Agcm ha citato come secondo il trasporto ferroviario. Anche qui chiedendo essenzialmente due cose. La prima è l’istituzione di un regolatore indipendente per i trasporti. Anche qui Monti è intervenuto con la sua manovra, ma ancora questa Authority non è in funzione. La seconda cosa (che va ancora fatta) è l’individuazione a monte delle forme di trasporto che hanno bisogno di sussidio pubblico, cioè di quelle tratte che devono essere garantite anche se i ricavi sarebbero così bassi da non farle stare sul mercato, e l’attuazione di gare aperte a chiunque per lo svolgimento di questi servizi, superando l’assegnazione diretta a Trenitalia.
Si parla anche di interventi sulla distribuzione dei carburanti, che in questi giorni stanno raggiungendo prezzi esorbitanti.
Su questo tema l’Agcm ha chiesto un riassetto complessivo del mercato, segnalando che occorre rimuovere alcuni limiti esistenti circa le merci che possono essere vendute nei distributori (adesso serve un’ulteriore licenza) e svincolare il distributore da specifiche compagnie, rendendo la distribuzione separata dalla produzione dei carburanti.
Il governo dovrebbe anche intervenire in tema di liberalizzazioni, magari andando oltre farmacie e taxi, che sono gli unici settori di cui si è parlato finora.
Farmacie e taxi sono i casi forse più noti, ma tutto sommato abbastanza piccoli. Anche un esteso processo di liberalizzazione che fosse basato esclusivamente su di loro non penso che possa portare a una crescita dell’economia. Credo che vadano considerati come una ciliegina visibile sulla torta più sostanziosa delle liberalizzazioni.
Come occorre intervenire allora per incidere anche sugli altri settori?
È giusto procedere per settore, ma trovo che sia importante prima fissare delle regole generali, che finora sono mancate. Un punto fermo potrebbe essere, ad esempio, quello di stabilire quali restrizioni la legge ordinaria può porre all’attività economica. Alcune sono ovvie e giustificate, e riguardano la liceità del prodotto o servizio offerto e la tutela del lavoratore o del consumatore. Ma al di là di questo, trovo che non ci possono essere restrizioni all’accesso a una professione o a un settore economico che finiscono solo per difendere il potere di mercato di chi c’è già. Dovrebbe poi essere chiarito cosa si intende per tariffa.
In che senso?
Una legge ha stabilito che per le utilities si tratta del prezzo massimo applicabile, mentre per le professioni sembra essere quello minimo. Questa incoerenza andrebbe sistemata. Naturalmente trovo più corretto considerarlo un prezzo massimo, piuttosto che minimo. In questo modo ci sarebbe effettiva concorrenza anche tra i professionisti.
Un’ultima considerazione. Si parla di “legge Monti” facendo riferimento al passato ruolo europeo del Premier. Non bisogna poi dimenticare che il suo “vice” è l’ex Presidente dell’Agcm, Antonio Catricalà. Il fatto che ci siano queste due figure lascia ben sperare nell’azione del governo in materia di concorrenza.
Ambedue hanno un passato di difensori della concorrenza. Catricalà, in particolare, ha dato recentemente molta enfasi alla tutela dei consumatori. Le buone premesse ci sono tutte, ma mi aspetto che l’azione del governo incontri la resistenza di lobbies e di categorie che possono essere trasversalmente sostenute da più di un partito in Parlamento.