Nessun aumento dell’Irpef. Questa è la buona notizia. L’unica, forse. Seguono le cattive. Un profluvio, di cattive, per la verità, annunciate, ieri, nel corso della conferenza stampa immediatamente successiva alla conclusione dei lavori del Consiglio dei ministri. A partire dell’aumento delle aliquote Iva del 21% e del 10% che saliranno, rispettivamente, al 23% e al 12%. «Un tale aumento comporterà un incremento significativo della spesa per tutti gli acquisti. Riguarda, infatti, tutti i beni di consumO, anche quelli con aliquota al 10%, corrispondenti, prevalentemente, ai beni alimentari di prima necessità», spiega, interpellato da ilSussidiario.net, Paolo Costanzo, Commercialista dello Studio di consulenza aziendale Costanzo & Associati. Va da sé che essere costretti a spendere di più, a parità di redditi, significa una sola cosa: «Si verificherà un oggettivo e significativo impoverimento delle famiglie medie italiane». Sebbene non sia possibile fare ancora un calcolo esatto, l’ammontare approssimativo è decisamente preoccupante: «il maggior carico di spesa annuale è quantificabile in un ordine di grandezza di 1.000 euro. Come minimo». Ma non basta. «È previsto un ulteriore aggravio, determinato dalla rimodulazione delle rendite catastali e dalla reintroduzione dell’Ici».



Ci sono, inoltre, anche delle detrazioni sulle agevolazioni fiscali e dei bonus assistenziali. Che, a loro volta, d’ora in avanti, compariranno nell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente. Ancora implicazioni tutt’altro che auspicabili, per i contribuenti. «Va fatta una premessa – dice Costanzo -: il quoziente familiare, in Italia, non è ancora stato introdotto; il che produce una sorta di iniquità nei confronti delle famiglie numerose che, di fatto, a parità di reddito, pagano più imposte, senza che sia contemplato, di conseguenza, il dettato costituzionale secondo cui il carico fiscale deve tener conto della capacità contributiva». Detto questo, «l’abbattimento delle spese detraibili – come quelle mediche – incideva maggiormente sulle famiglie numerose. Che, adesso, si troveranno a pagare ancora di più». Non solo. «Il fatto che le agevolazioni in essere figureranno nell’Isee farà sì che si verifichino ulteriori effetti negativi. Occorrerà comprendere secondo quali modalità avverrà l’inserimento. Ma non sono escluse situazioni paradossali».



Facciamo un esempio: «In molte università italiane – conclude Costanzo -, la fascia reddituale nella quale lo studente viene inserito per determinare le tasse che dovrà pagare viene stabilita proprio in base all’Isee dei genitori. Ebbene: l’introduzioni delle agevolazioni fiscali all’interno dell’indicatore, potrebbe far salire lo studente di fascia».

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