Anticipando i tempi fino a venerdì previsti, il Governo di Mario Monti ha varato ieri la sua manovra finanziaria. Il Premier l’ha definita un “decreto salva Italia”. Equità, crescita e consolidamento dei conti pubblici sono state le parole d’ordine della presentazione del provvedimento il cui scopo principale è garantire il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, favorendo la crescita economica e con un occhio particolare di riguardo per l’equità. Ma c’è un altro punto del discorso di Monti che Ugo Arrigo, Docente di Scienza delle Finanze all’Università Bicocca di Milano, tiene a evidenziare: «Monti ha detto che chi ha ottenuto di più deve dare di più. Giustissimo. Solo che questo si ritorce contro di lui, che in questo momento rappresenta lo Stato. Perché, tra tutti, quello che ha avuto di più, in tutti questi anni, è proprio lo Stato e ha restituito sempre troppo poco».



Professore, siamo alla quinta manovra in questo 2011. Tra quest’ultima e le passate vedeuna continuità? Distinguerebbe tra la “mano” di Giulio Tremonti e quella di Mario Monti?

Per rispondere, ricorrerei a un racconto di Ennio Flaiano, quello del “Marziano a Roma”. Lui non troverebbe alcuna differenza, li confonderebbe sicuramente. Io una differenza ce la trovo. Innanzitutto nel “numero tre” che distingue il cognome di Tremonti da quello di Monti. Poco altro, se non che in questa manovra del signore senza il prefisso “tre” nel cognome, c’è una mano più calcata per i soldi che porta a casa. Vorrei fare un’altra considerazione. Si parla di questo “governo di tecnici”, che hanno 18 grandi competenze. Ma 18 alte competenze e professionalità non fanno una visione di insieme. In questo caso, sommersi di tasse, gli italiani ricevono un messaggio che è altamente depressivo.



Monti, nella conferenza stampa seguita al Consiglio deiministri, ha detto che la manovra è rivolta a mettere a posto i conti delloStato. Ci sarà davvero il pareggio di bilancio nel 2013?

A mio parere no. Perché in un simile situazione di recessione e di depressione il Pil franerà sotto il peso del debito. Ho fatto un esempio ai miei studenti, quello dell’elefante che porta un baldacchino, dove ci sono conducente e altre persone. In genere, il baldacchino è la metafora dello Stato che è portato in giro dall’elefante che rappresenta l’economia reale. Di solito, negli Stati intelligenti, si tenta di avere un elefante forte e un baldacchino piccolo. Da noi si sta facendo esattamente il contrario. Tra poco il baldacchino piegherà le ginocchia all’elefante. Il problema, in Italia, è l’assenza di crescita. E come si può mettere l’economia in condizioni di crescere se si continua ad aggravare la pressione fiscale? Il messaggio di questa manovra è recessivo. È un nuovo segnale del peso enorme dello Stato sull’economia privata. Non ci sarà pareggio di bilancio, perché il Pil scenderà. Io vorrei sapere quando cominceremo a ripensare seriamente alle funzioni dello Stato, che in questo Paese sono impressionanti e deprimenti.



Il Presidente del Consiglio ha sottolineato che la sua manovra garantirà crescita ed equità.

Ma no! Assolutamente no! Se vuole la mia opinione fino in fondo, devo dire che era meglio non farla questa manovra. Adesso vedremo che risposta daranno i mercati e se lo spread scenderà. Faccio solo presente che, in questi anni, lo spread è sempre salito dopo una manovra. Fu così nel 1992, con la famosa “manovra Amato”: il giorno dopo lo spread salì di 100 punti. È aumentato anche dopo la manovra di Giulio Tremonti del maggio 2010. E con l’ultima l’ex ministro è “saltato”, perdendo anche credibilità internazionale.

 

Ici, Iva e bollo. Quale pensa chesia l’intervento sulle imposte più “odioso” di questa manovra?

 

Penso subito all’Iva, anche se devo leggere bene il testo del decreto, perché non so quanto l’aumento sarà automatico. Ma, di fatto, da oggi la grande massa dei consumatori ritiene che l’Iva sia aumentata di due punti e quindi la calcoleranno come fosse già al 23%. È l’intervento più odioso perché significa il “massacro” per i consumatori. Alla fine si aiuteranno gli evasori dell’Iva (che sono moltissimi) premiandoli con due punti percentuali di “risparmio”.

 

Sono previsti anche tagli alla politica. Monti ha anche detto che rinuncerà al suo stipendio…

 

Mi permetto di dire che il potere di acquisto del Premier è sicuramente superiore a quello di tutti gli italiani che non avranno la pensione indicizzata all’inflazione. Queste sono cose da Stato “pezzente”.

 

C’è una diminuzione dell’Irap e altri interventi per le imprese. In questo caso la manovra pensa allo sviluppo?

Mi sembra che la diminuzione dell’Irap valga per i nuovi interventi. Sul resto dobbiamo fare solo dei conti. La spesa dello Stato ammonta al 50,6% del Pil. Con la spesa per gli interessi arriveremo al 52,6%. Si tenga conto che il prelievo fiscale avviene sull’80% del Pil dichiarato. Quindi, alla fine, l’economia privata, non considerando quella in nero, regge il 65,6% della spesa dello Stato. Possiamo dire con tranquillità che, dopo questa manovra, da oggi ognuno è più povero, tranne lo Stato.

 

Però sono previste liberalizzazioni, interventi per la concorrenza.

 

Voglio vederli. Se sono quelli relativi alle parafarmacie che possono vendere alcuni medicinali, oppure quelli per gli estetisti che possono portare in discarica (per un certo peso) materiale pericoloso… Dimenticavo la liberalizzazione dell’orario dei negozi. Peccato che con “il massacro” dei consumatori, sprecheranno molta energia elettrica. Forse, con questa manovra, dovrebbero rendere più facile l’accesso ai farmaci antidepressivi, facendo in modo che non servano le ricette.

 

(Gianluigi Da Rold)