Nicola Rossi, Docente di Economia politica, Senatore ex Pd e ora nel Gruppo misto, nonché Presidente dell’Istituto Bruno Leoni, non ha dubbi: è meglio che la manovra appena approvata dal Governo Monti “passi il più rapidamente possibile e con il più ampio appoggio parlamentare”. Ma non bisogna farsi ingannare da queste parole: lo stesso economista sa bene che “viviamo in un momento in cui non abbiamo molta possibilità di scelta”, e in cui la strada da percorrere per un provvedimento relativo alla finanza pubblica sarebbe dovuta essere diversa.
Senatore, questa manovra è stata varata all’insegna del rigore, dell’equità e della crescita. Rispetta effettivamente questi tre impegni?
Non vorrei partire da una valutazione di questo tipo. Preferisco rispondere dicendo che c’è una manovra e che deve essere approvata il più presto possibile dal Parlamento. Ma non mi limito a questo. Penso che questa manovra debba essere approvata con il più largo consenso dai partiti che fanno parte del Parlamento. I tempi, infatti, in questo caso e in questo contesto, sono importanti. Infine, posso fare una valutazione complessiva, senza seguire schemi fissi: direi che la manovra è caratterizzata da pesantezza dal lato delle entrate e da leggerezza sul versante delle dismissioni dei beni dello Stato e dei tagli.
Mi permetta di sottolineare un punto che tanti stanno facendo fatica a comprendere: la deindicizzazione delle pensioni.. Come si può giudicare un intervento di questo tipo ?
Capisco quello che intende dire. Posso rispondere in modo freddo, come un economista che giudica provvedimenti economici. Quindi posso dire che è una tassa addizionale. Capisco però benissimo che questa va a colpire una parte di italiani che di certo non possono essere classificati in una categoria agiata.
Ma non le sembra che una tassa del genere abbia un significato recessivo?
Io sostengo, al contrario di quanto faceva Padoa Schioppa, che qualsiasi tassa è recessiva. E invia un messaggio recessivo. Non ci sono tasse buone e belle, le tasse sono sempre recessive. È meglio che ce lo si metta bene in mente. Appoggiare una manovra, per due terzi basata su nuove entrate, può diventare rischioso, soprattutto in un Paese come il nostro.
Ma scusi senatore il nostro problema non era la crescita? Non si è fatto un gran parlare dell’Italia che non cresce e che deve mettere in atto delle manovre per lo sviluppo?
Cerchiamo di essere chiari e sinceri: La crescita in questo Paese potrà ripartire, potrà avvenire, quando la pressione fiscale diminuirà, quando si abbasseranno le tasse. Com’è possibile che un Paese cresca con la pressione fiscale che oggi hanno gli italiani? La crescita al momento bisogna inevitabilmente dimenticarsela.
Ma allora, qual è il significato di questa manovra?
Viviamo in un momento in cui non abbiamo molta possibilità di scelta. Per questo mi auguro che la manovra passi il più rapidamente possibile e con il più ampio appoggio parlamentare. Se lei mi chiede un’altra cosa, cioè come avrei impostato io questa manovra, potremmo ragionare su altre considerazioni
E allora gliela faccio questa domanda: come avrebbe impostato questa manovra che bisognava varare con tanta urgenza?
Mi sarei concentrato sulla necessità di uno sforzo: i tagli alla spesa e, soprattutto, le dismissioni del patrimonio pubblico. Questa era a mio avviso la strada da percorrere. Se oggi abbiamo una pesantezza di entrate e una leggerezza di dismissioni, io avrei rovesciato questa impostazione.
(Gianluigi Da Rold)