Sergio Marchionne sulla copertina della prestigiosa rivista americana Time. Un onore concesso alle personalità che solitamente maggiormente si distinguono nei loro rispettivi campi di azione. Per Time, Marchionne si può paragonare a Steve Jobs: “Ha lo stesso dono di mettere assolutamente a fuoco i problemi” scrive il magazine. Aggiungendo: “Ha creato una immagine di se stesso che è unica nel panorama dell’industria dell’auto”. Non solo: Marchionne ha salvato l’industria dell’auto. La domanda maliziosa che ovviamente viene spontanea è: quale industria dell’auto e di quale Paese? IlSussidiario.net lo ha chiesto a Franco Oppedisano, giornalista economico esperto di mercato dell’auto: «Ha salvato l’industria americana, che era messa molto male, in particolare Chrysler che era la casa automobilistica messa peggio di tutte. Ma ha salvato anche Fiat».
Davvero, Oppedisano, Marchionne ha salvato anche la Fiat?
Direi di sì. Senza Marchionne oggettivamente non ci sarebbe più la Fiat, o meglio, ci sarebbe, ma sarebbe un’altra cosa. Sarebbe qualcosa di completamente diverso. Ricordiamoci cosa ha fatto Marchionne con General Motors: ha convinto Wagner a dargli dei soldi, un miliardo di dollari se non ricordo male, per non comprare la Fiat. Se la Fiat esiste ancora è merito di Marchionne.
Si può dire che l’immagine di Marchionne che tanto impressiona positivamente gli americani derivi dalla sua impostazione manageriale tipicamente americana?
Si può senz’altro dire. Di fatto Marchionne deriva come personaggio da un’astrazione dalla realtà italiana che è totale. Non è un italiano nel vero senso della parola, ha vissuto sempre all’estero, non ha una cultura italiana, ma una cultura manageriale che è molto più americana. È una mosca bianca. Ovviamente non è Dio, ha fatto i suoi errori e li ha pagati, ma ha fatto molte cose buone. Adesso ha problemi grossi in Italia e in Europa e dovrà in qualche modo affrontarli.
Quale il merito reale di Marchionne?
Fondamentalmente uno: agire in modo realistico. L’industria dell’auto in Italia va male, va meglio altrove e quindi se deve decidere se investire da una parte invece che dall’altra, decide di farlo negli Stati Uniti, dove il mercato è migliore e i margini di crescita sono più alti che in Italia. Mi domando se chiunque altro nei suoi panni farebbe un’operazione diversa dalla sua,
Nell’articolo di Time si dice che Marchionne ha promesso di produrre sei milioni di auto entro il 2014. Ce la farà?
Produrre sei milioni di veicoli è l’obbiettivo di Marchionne da tempo, non è una novità. Teniamo conto che è un obbiettivo da raggiungere non con la sola Chrysler nei soli Stati Uniti, ma con il gruppo Fiat-Chrysler in tutto il mondo. A produrre sei milioni di macchine ce la può fare, basta investire e pagare, il problema è poi venderle. E per vendere sei milioni di macchine bisogna entrare in quelli che sono i più grossi mercati del mondo, quello cinese, quello russo e quello indiano. Questo Marchionne lo sa benissimo. Se non si entra in questi mercati, le cifre di vendita sono destinate a rimanere le stesse. E cioè vendite minime rispetto a Volkswagen che è già attiva in quei mercati, o come Bmw e Mercedes anch’esse presenti sui quei mercati.