Non è solo la Chiesa a non pagare la tassa sugli immobili (alcuni, perché su molti altri comunque la paga), ma sono molte le realtà esenti. La polemica sul presunto mancato pagamento dell’Ici, la tassa sugli immobili, da parte degli enti ecclesiastici, continua a infiammare social network, blog e articoli di giornali. Da una parte c’è chi, Partito radicale in primo piano, pretende il pagamento da parte del Vaticano, della tassa per tutti gli immobili ecclesiastici, almeno quelli che, secondo loro, eserciterebbero attività commerciale, come i ristoranti, i convitti, gli alberghi, i negozi di oggetti religiosi. Dall’altra, c’è chi cerca di spiegare come stanno le cose: non solo la Chiesa per diversi suoi immobili l’Ici la paga comunque, ma c’è una legge risalente al 1992, nonché gli accordi pattizi tra Vaticano e Stato italiano, che spiegano molto bene perché altri immobili sono esentati. Essi infatti svolgono un servizio ritenuto di utilità sociale (mense per i poveri, ospedali, scuole, case di accoglienza) importante per la comunità e anche fonte di risparmio per lo Stato stesso.



C’è chi si attacca però alla legislazione che vieta la concorrenza sleale, perché la farebbero i ristoranti o gli ostelli gestiti dai religiosi. Come ha commentato il giornalista Sandro Magister in un suo articolo, “ci vuole un bel coraggio a dire che si fa concorrenza sleale  a ristoranti, hotel e ospedali nei casi di edifici esenti dalla tassa come le mense per i poveri, l’ambulatorio della Stazione Termini, l’ostello che ospita i senza tetto”. Ma non solo.  La legge permette tale esenzione non solo alla Chiesa, ma a una lunga lista di enti che con la Chiesa non c’entrano nulla, ad esempio le sedi dei sindacati, i patronati, le Pro Loco, gli enti pubblici territoriali, le aziende sanitarie, gli istituti previdenziali. Tutti perché inquadrati nella categoria di opere non a fini commerciali, ma di utilità sociale.



Ma scorrendo la lista degli enti esentati da tale tassa, si scopre che anche ambasciate e consolati (che talvolta o molto spesso si trovano in edifici di categoria di lusso) non pagano l’Ici. Non paga l’Ici per la sede generale della sua associazione la comunità di sant’Egidio che non la paga neppure per le case per anziani da lei gestite. Non paga l’Ici Emergency per le sue sedi. E ancora: non pagano  fondazioni culturali e liriche, Camere di commercio, anche i musei, a patto che al loro interno non vi svolgano attività commerciali come la vendita di libri e souvenir vari. Dal punto di vista religioso, poi, non paga l’Ici la comunità ebraica di Roma per la sua sinagoga, per il museo e per le sue scuole. Non la paga la chiesa Valdese per il tempio che ha anch’essa a Roma o per la sua facoltà di teologia.



Farà sorridere poi, ma mica tanto, che a essere esentati dalla tassa sulla prima casa sono anche i separati e i divorziati che non risultino assegnatari dell’abitazione, tranne nel caso che possiedano la prima casa di abitazione principale nello stesso Comune. Ma anche in tali casi, la legge non specifica se box e garage o tenute adiacenti siano esenti o meno.

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