L’allerta per la stabilità finanziaria europea resta alto. Dal  Financial Stability Review della Banca centrale europea emerge un quadro tutt’altro che rassicurante. La crisi  non è finita, e per il terzo anno di fila dal 2008 «i rischi sono ancora prevalenti». Tra quelli principali per l’area euro, il forte legame tra il settore pubblico e gli istituti di credito che detengono svariati titoli di Stato periferici in portafoglio, con il conseguente rischio  di contagio finanziario. Secondo la Bce «nonostante il miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie a livello mondiale e nell’area dell’euro persistono rischi per la stabilità finanziaria nella zona euro».



In particolare, secondo il report, i cinque rischi maggiori sono «la vulnerabilità delle finanze pubbliche e il settore finanziario con i loro potenziali effetti di contagio»; la «vulnerabilità della raccolta del sistema bancario e i rischi legati alla volatilità dei costi di finanziamento delle banche»; «le perdite per le banche legati in particolare al calo dei prezzi degli immobili residenziali e commerciali in alcuni paesi dell’area dell’euro»; «i rischi associati ad inattesi aumenti dei tassi di interesse a lungo termine con possibili implicazioni negative per le istituzioni finanziarie»; «le tensioni nei flussi di capitali internazionali, la crescita dei prezzi delle attività nei Paesi emergenti e i rischi associati ad un riemergere degli squilibri globali».».



 

Rispetto a dicembre, inoltre, sono cresciute le difficoltà per il consolidamento della Grecia. Una ristrutturazione del debito sovrano, in particolare, «avrebbe ripercussioni potenzialmente pericolose» sia per lo Stato che il sistema bancario. Secondo l’Eurotower occorre «uno sforzo determinato e senza indugi per migliorare i fondamentali dell’economi» mediante riforme macroeconomiche e strutturali. Inoltre, i piani negoziati con i singoli paesi, con la Ue e l’Fmi «sono ormai in atto» e devono «essere rigorosamente applicati