Crescita vicino allo zero, consumi fermi e mercato del lavoro che stenta a ripartire: è una fotografia impietosa, quella scattata dal Centro Studi di Confindustria secondo cui la crescita sarà praticamente nulla nel terzo trimestre, dopo che nel secondo c’era stato un +1,6% di produzione industriale, specialmente nella prima parte del periodo, che «ha originato una temporanea accelerazione del Pil». Tutti gli indicatori, poi, marcano segno meno: gli ordini nel manifatturiero sono, per le pmi, a giugno, in calo: 47,5 da 51,1, il minimo da qui a 20 mesi. Cala anche il terziario, da 47,4, da 50,1. Male anche l’indice occupazionale, con il tasso senza lavoro che a maggio è salito all’8,1%, del +0,1% rispetto ad aprile, mentre tra i giovani sotto i 25 anni la percentuale sale al 28,9%, con un incremento del +0,4. Sempre a giugno, le aziende che pensano di ridurre il personale nei prossimi tre mesi sono il 17,5%, percentuale che torna ad essere superiore al 16,0% che pensa di aumentarlo. Calano, inoltre, le richieste per la cig, a giugno, del 20,1% rispetto a maggio, anche se se si parla ancora di circa 340mila unità, valori simili a quelli dell’autunno del 2010. 



Fattori che, uniti alla debolezza della domanda interna, all’indebolimento della estera, all’incertezza dei mercati finanziari e all’instabilità dei conti pubblici, determineranno, quindi, «una nuova e prolungata fase di variazioni del Pil che saranno molto difficilmente superiori all’1% annuo».



 

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