Dopo la chiusura di ieri fortemente negativa, con -2,81%, il dato peggiore in Europa, ancora una partenza difficile per Piazza Affari, che apre con l’indice Ftse Mib in calo dell’1,38% a 18.238 e l’Ftse All Share dell’1,28% a 18.961 punti. Partenza negativa, poi, qualche spiraglio, con l’indice principale che sale a +0,30%, a 18549.35 punti mentre le altre piazze europee arretrano. Il Dax30 di Francoforte segna un -0,83% a 7192.25, il Cac40 di Parigi  – 0.49% a 3715,94. Intanto, lo spread sui titoli decennali italiani sale a 321 punti, un livello precedente al Vertice Ue che ha stabilito il piano di aiuti per salvare al Grecia. La Spagna vola a 340 punti, l’Irlanda a 857, il Portogallo a 828. Tornano a crescere, dopo la cattiva partenza, i titoli bancari, con Mediobanca al 4,4%, Unicredit al 2,37%, Intesa Sanpaolo all’1%, Banco Popolare allo 0,4%,  Banca Mps allo 0,7%. Al di là dell’attuale ripresa, in ogni caso, la situazione è complicata e rischia di deflagrare, complice il timore di Default Usa, tanto da spingere Imprese, banche e sindacati a lanciare un comune appello al governo per riprendere in mano la situazione, dare un segnale di discontinuità, e favorire la crescita, evitando che il Paese rimanda in balia delle dinamiche di mercato. 



All’appello hanno preso parte Abi, Alleanza cooperative italiane (Confcooperative, Lega cooperative, Agci), Cgil, Cia, Cisl, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti, Ugl. La Uil, dopo un’iniziale adesione, ha preso le distanze. «Per evitare – si legge nella nota – che la situazione italiana divenga insostenibile occorre ricreare immediatamente nel nostro Paese condizioni per ripristinare la normalità sui mercati finanziari con un immediato recupero di credibilità nei confronti degli investitori».

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