Il professor Alberto Quadrio Curzio e Romano Prodi firmano una lunga lettera su “IlSole24Ore” per gli eurobond. Ne spiegano le ragioni, la necessità, l’utilità. Per questa ragione IlSussidiario.net ha chiesto un contributo anche al professor Marco Fortis, economista di chiara fama e vicepresidente della Fondazione Edison.
Che cosa sono gli eurobond, professor Fortis ?
Gli Eurobond consisterebbero in titoli di debito pubblico emessi direttamente dall’Unione Europea. Concepiti inizialmente nel 1993 da Jacques Delors per finanziare grandi progetti di investimenti infrastrutturali a livello europeo ma mai decollati, sono tornati di moda negli ultimi anni anche come un possibile mezzo per ristrutturare i debiti pubblici dei Paesi più deboli dell’UE e proteggerli dagli attacchi della speculazione internazionale, come proposto nello scorso dicembre da Jean-Claude Juncker e Giulio Tremonti in un articolo al “Financial Times”. Nulla impedirebbe che gli eurobond funzionassero per entrambi gli scopi. Ma perché l’UE dovrebbe emettere nuovo debito pubblico visto che di debiti in giro ce ne sono già tanti?
La ragione è che i singoli Stati nazionali (non solo in Europa) non possono più aumentare i loro debiti pubblici, anzi devono ridurli nel quadro di un generale processo di austerità perché i debiti sovrani sono troppo elevati. Persino la Germania ha oggi 2.100 miliardi di debito pubblico contro i 1.900 dell’Italia. Mentre l’UE, che non è indebitata, potrebbe emettere un suo debito mettendo sul piatto anche la sua credibilità.
Come sono realizzabili in estrema sintesi ?
Il modo migliore per emettere Eurobond, denominati in tal caso Eurounionbond (Eub), è quello suggerito da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio con una lettera a “Il Sole 24 Ore”, riprendendo e ampliando un progetto da tempo sviluppato da Quadrio Curzio. Si tratterebbe di dar vita a un Fondo Finanziario Europeo (Ffe) che costituirebbe un’evoluzione e un rafforzamento del Fondo salva-Stati già istituito lo scorso anno per aiutare Grecia, Irlanda e Portogallo, in quanto il FFe potrebbe emettere Eub con quattro caratteristiche.
Innanzitutto il Ffe dovrebbe avere un capitale conferito dagli Stati dell’Eurozona sotto forma mista di riserve auree delle banche centrali e di quote di partecipazione dei singoli Stati in grandi imprese pubbliche (specialmente reti, utilities, ecc.), particolarmente solide sotto il profilo patrimoniale. Il Ffe potrebbe avere un capitale di 1.000 miliardi e con una leva di 1 a 3 potrebbe emettere fino a 3.000 miliardi di euro di Eub decennali o a più lungo periodo a un tasso particolarmente favorevole del 3% o variabile, i cui interessi annui sarebbero facilmente pagabili.
Che cosa garantirebbero, professor Fortis, gli eurobond per l’Europa e gli stati sovrani?
Con un’emissione di 3.000 miliardi di Eub, il Ffe potrebbe destinare 2.300 miliardi di euro alla riduzione del debito pubblico dell’Eurozona dall’attuale 85% del PIL al 60%. Ciò permetterebbe a Paesi come Germania e Francia di ridurre il loro debito/PIL verso il mercato sotto il 60% circa e all’Italia di farlo scendere al 95%, restando il nostro Paese per il rimanente 25% che lo riguarda debitore verso il Ffe stesso. Con un così cospicuo piano di stabilizzazione del debito europeo la speculazione verrebbe definitivamente messa in fuga.
Nello stesso tempo gli Eub diventerebbero emissioni di rilevanza mondiale, attraendo i Fondi sovrani e proponendosi come concorrenti dei titoli di Stato americani, permettendo inoltre all’UEM di spuntare interessi più bassi sul mercato rispetto ai singoli Stati nazionali. I restanti 700 miliardi di Eub potrebbero inoltre essere destinati a finanziare grandi investimenti infrastrutturali per rilanciare la crescita e l’occupazione.
Perché non sono stati ancora realizzati e per quale ragione Nicolas Sarkozy e Angela Merkel si oppongono con tanta determinazione e ostinazione ?
Vi è stata sinora una forte diffidenza verso gli Eurobond da parte della Germania e in minor misura anche della Francia. La Germania, in particolare, pur avendo tratto enormi vantaggi dalla costituzione del mercato unico europeo e dell’euro, anche sotto la spinta di sentimenti populistici ha sempre osteggiato la nascita degli eurobond sulla base del presupposto che essa non vuole garantire i debiti dei Paesi più lassisti e con i conti fuori posto dell’Eurozona. Tra questi ultimi i tedeschi includono non solo i Paesi che sono andati più vicini al default come Grecia o Irlanda, ma anche l’Italia per il suo alto livello di debito pubblico.
Con la proposta di Prodi e Quadrio Curzio le diffidenze tedesche potrebbero però essere superate perché l’Italia parteciperebbe alla costituzione del capitale del Ffe con risorse importanti come le sue riserve auree (superiori a quelle della stessa Francia) e quote di capitale di società pubbliche solide come Eni, Enel, Poste, Finmeccanica, ecc.
(Gianluigi Da Rold)