Un’altra giornata incolore, a tratti di colore “nero” per le perdite, con la Borsa in territorio negativo, che non esce dalla palude. Piazza Affari non fa peggio degli altri. Alla fine il Ftse Mib segna ancora un meno 0,97. Se, comunque, in questi giorni si dovesse giudicare l’andamento dell’economia e  della finanza sui mercati, si dovrebbe dire che, certo, ci sono tante questioni aperte.
Ma quella che sembra più appariscente è la sfiducia sul mercato tedesco. La ricetta Merkel non funziona. Ancora oggi il Dax segna un meno un percento, dopo essere stato per tutto il giorno in territorio negativo con percentuali più alte. Nel giro di una settimana le perdite complessive del Dax si allineano a quelle di tutte le altre Borse europee. La “spavalderia” tedesca, che si vedeva nel momento dell’attacco ai debiti sovrani, quello italiano ma anche quello francese, ha abbassato la cresta. Nel giro di dieci giorni si è saputo che il pil tedesco cresce dell’0,1 percento, che si lamentano le aziende che esportano i loro prodotti, che all’interno della maggioranza di governo a Berlino c’è chi critica duramente Angela Merkel per il suo no agli eurobond.
Non è che in tutto questo ci sia soddisfazione da parte di altri Paesi europei e di altri mercati. Ma la sostanza è che dalla crisi non si esce da soli, non ci si riesce a sfilare dal gruppo, ma sono necessarie scelte comuni, soprattutto a livello europeo, oltre che a livello globale.
Gli stessi americani che, fino a una settimana fa, lanciavano avvertimenti al mercato sullo stato delle banche europee, oggi devono fare i conti con la scarsa liquidità che c’è in una grande banca, Merryl Linch-Bank of America. Ha dovuto intervenire il presidente della Fed, Ben Bernanke, per rincuorare un po’ gli investitori. Infatti il mercato si è girato a Wall Street in positivo, alleggerendo le perdite europee. Ma la sostanza del discorso di Bernanke è solo, al momento, un rinvio per prendere provvedimenti tra una quindicina di giorni. Nel primo passaggio del discorso di Bernanke c’è la considerazione che gli Stati Uniti devono rivedere le stime di crescita. E le devono rivedere al ribasso.



Il problema complessivo resta sempre la crescita che non c’è più (oggi ci sono stati anche i dati non belli sul pil americano) e ai discorsi su questo meccanismo che si è inceppato. Inevitabile che il mercato tra crisi e scelte politiche confuse ne risenta. Volatilità e incertezza regnano sovrane, anche se qualche giornata finisce bene. Praticamente questo mese, anche se mancano quattro sedute sarà ricordato come ‘l’agosto nero” dei mercati.

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