Le cooperative, in Italia, dopo l’approvazione della manovra finanziaria, avranno vita dura. «Ci saranno ripercussioni che obbligheranno, specialmente quelle sociali, ad un inversione totale di tendenza», spiega Giorgio Fiorentini, professore di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche interpellato da ilSussidiario.net. In particolare, secondo le previsioni de Il Sole 24 Ore, nel caso delle cooperative di produzione e lavoro e per quelle di consumo, si verificherà un aumento della base imponibile del 13%. Si passerà, nel primo caso, dal 30 al 43%, nel secondo, dal 55 al 68%. Nel caso delle cooperative di credito, poi, l’aumento della base imponibile sarà del 7% (dal 27 al 34%) mentre, per quanto riguarda le coop sociali, l’esenzione totale sarà soppiantata da una base imponibile del 3%. Rispetto a questo ultime, «le possibilità sono due», spiega Fiorentini: «ammortizzeranno la tassazione incidendo sugli stipendi; oppure, risponderanno ad una sfida che, ormai, è nota da anni e decideranno di aggregarsi». Diventare sempre più grandi, secondo Fiorentini, è l’unica alternativa per non soccombere e preservare gli impieghi dei lavoratori. «Solo così potranno ragionare secondo economie di scala per avere, ad esempio, un maggior margine di contrattualità sui mercati per le forniture». Più controversa la situazione delle cooperative di consumo. «Per loro, diminuirà l’accantonamento. Tali cooperative, infatti, non distribuiscono gli utili, ma li accantonano per finanziarsi. L’aumento della base imponibile sarà effettuato anche su tali risorse». Va da sé che, con una minora capacità di finanziarsi, diminuirà anche la possibilità di dar vita ad attività sociali. «Il nocciolo del problema è proprio questo: ovvero, se, ad esempio, le Ipercoop svolgano o meno una funzione sociale». Il professore è convinto di sì. «Svolgono azioni di solidarietà, anzitutto, nei confronti dei soci, proponendo attività ludiche, culturali e corsi di formazione, attivano convenzioni e consentono di accedere a prodotti e servizi a prezzi agevolati. E poi, sono attive nei confronti delle fasce deboli della popolazione».
Un esempio chiarisce cosa il professore intenda: «Coop Adriatica, una cooperativa di consumo, realizza corsi per le badanti per insegnare loro a fare acquisti con cognizione di causa per le persone che assistono». Non è da considerare di minore importanza il ruolo che svolgono nei confronti dei consumatori. «Fanno da calmiere rispetto ai prezzi della concorrenza, anche grazie al fatto che la filiera, spesso, è estremamente breve; dal produttore, che a sua volta, sovente, è una cooperativa, al consumatore». C’è da dire che anche altre aziende di consumo svolgono azioni considerate solidali nei confronti dei soci. «E’ vero – ammette dice Fiorentini -. Ma tale attività, in genere, è decisamente limitata rispetto a quella delle coop».