La giornata di ieri è stata ancora nera per le Borse. Piazza Affari ha ceduto il 3,89%, mentre Parigi e Francoforte hanno perso rispettivamente il 4,03% e il 2,27%. Dopo il terremoto di venerdì scorso, con le dimissioni di Jurgen Stark, membro tedesco del board della Bce, a pesare è stata la situazione della Grecia, i cui conti pubblici continuano ad aggravarsi. E mentre Moody’s è pronta a declassare il rating delle tre principali banche francesi (Bnp Paribas, Crédit Agricole e Société Générale) lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi si riporta intorno a quota 380 punti base, avvicinandosi alle vette record degli ultimi mesi. «Credo – ci spiega Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze – che dovremo abituarci al fatto che questo livello di spread diventerà per noi “fisiologico”, una sorta di “linea del Piave” che non muterà anche se la manovra verrà approvata in tempi rapidissimi».



L’andamento dei mercati di ieri è sembrato però molto influenzato dalle vicissitudini della Grecia.

Effettivamente la Grecia non sembra in grado di poter raggiungere il pareggio di bilancio senza entrare in una paurosa recessione. È quindi un’economia da assistere e l’Europa dovrà decidere in che modo farlo, dato che le banche europee, in particolare francesi e tedesche, posseggono titoli di stato greci.



Ma cosa c’entrano allora i titoli di stato italiani?

Poiché tali banche posseggono anche titoli italiani, un loro indebolimento ingenera anche un alto spread sui Btp, in quanto molto probabilmente non vorranno ricomprare i nostri titoli, ma rimanere liquide. Anche perché Moody’s sembra pronta a operare un downgrade del rating delle banche francesi proprio perché poco patrimonializzate. Il nostro spread soffre quindi di questo fenomeno esogeno ed è per questo che penso che non varierà con l’approvazione della manovra di finanza pubblica, salvo interventi della Bce che non sono scontati, anche a seguito delle dimissioni di Stark.



A questo proposito, cosa pensa delle dimissioni del membro tedesco del board della Bce?

Stark non ha capito che è nello statuto della Bce evitare la deflazione. Se la Banca centrale europea non avesse acquistato titoli di stato italiani e spagnoli si sarebbe avuta una deflazione. Non credo comunque che la maggioranza tedesca sia sulla sua linea, dato che ha voluto Draghi alla Bce e sostituirà Stark con Asmussen, uno degli autori della normativa sul Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria (Efsf).

 

Se la soluzione non è l’approvazione della manovra finanziaria, cosa deve fare l’Italia per cercare di mettersi al sicuro?

 

Occorre rivolgersi ai risparmiatori italiani e sollecitarli a comprare il nostro debito pubblico che, a differenza di quanto avveniva negli anni ’80 e ’90, ora è per il 40% in mani straniere. Bisogna tranquillizzarli il più possibile riguardo il fatto che lo Stato pagherà gli interessi sul debito pubblico e onorerà i suoi impegni.

 

In questo senso quindi la proposta di inserire in Costituzione il pareggio di bilancio va considerata positivamente?

 

In linea di principio sì. Tuttavia, il testo presentato dal governo non si discosta molto da quello dei senatori Rossi e Morando. Questo evidenzia che sia a sinistra che a destra prevale la stessa filosofia economica. In definitiva, mi sembra che una regola costituzionale di questo genere sia molto simile a quelle di Maastricht che hanno mostrato di non funzionare.

 

Che tipo di riforma costituzionale occorre allora?

 

Credo che occorra porre un preciso limite rispetto al deficit ammissibile in caso di un periodo di recessione. Inoltre, ritengo fondamentale inserire nella Costituzione una norma per creare un fondo di finanziamento del debito pubblico cui far confluire tutte le entrate e che serve a garantire il pagamento degli interessi sul debito prima di ogni altra spesa pubblica. È chiaro però che il pareggio di bilancio da solo non basta.

 

E cosa serve d’altro?

 

Ci vuole una politica della crescita, ma soprattutto bisogna fare la riforma del sistema pensionistico, perché il debito pensionistico è quello che rende più difficile l’azzeramento del deficit pubblico. Bisogna quindi stabilire un tendenziale pareggio tra contributi e pensioni erogate, senza però toccare i diritti acquisiti dei pensionati, mentre non vedo nulla di male nel fare cambiamenti per chi ancora lavora. Non bisogna dimenticare che possiamo reggere questo livello di spread ed essere credibili solo se risaniamo lo Stato sociale.

 

A livello europeo si nota però una certa divisione: da un lato, il ministro delle Finanze tedesco Schauble ha spiegato che il suo Paese sta già studiando un piano per ridurre al minimo gli impatti negativi di una possibile uscita della Grecia dall’euro; dall’altro, il Presidente dell’Eurogruppo Juncker parla di un probabile aumento della dotazione dell’Efsf. Secondo lei, cosa bisognerebbe fare?

Bisogna stabilire che i paesi in deficit che non riescono a raggiungere il pareggio di bilancio possono uscire dall’euro. Bisogna anche stabilire requisiti particolari per l’Efsf: deve servire per risolvere le crisi di liquidità e non quelle di solvibilità. Mi sembra un errore chiedere ai tedeschi di adottare gli eurobond o di creare un fondo che dà soldi a chiunque. Bisogna avere chiare regole del gioco: si finanzia a livello europeo coloro che hanno momentanee difficoltà. Su questa linea i tedeschi sono disposti a marciare in grande maggioranza. Bisogna stabilire il concetto chiaro che chi pareggia il bilancio ha il diritto di essere aiutato, chi non lo fa no.

 

L’Italia ne uscirebbe con dei vantaggi o ancora più “commissariata” dall’Europa?

 

Anche noi non dobbiamo volere un fondo che compra il nostro debito perché siamo in deficit. Noi abbiamo bisogno di un fondo che acquista i nostri titoli solo se facciamo le riforme. Questo aiuta tutti, non vuol dire essere commissariati, ma onorare i nostri debiti. Se l’Italia pareggia il bilancio significa che è solvibile e la Bce può – anzi: deve – comprarne i titoli. In termini di economia monetaria, infatti, se non si comprassero i nostri titoli si creerebbe una deflazione. È quindi importante che, oltre al raggiungimento del pareggio di bilancio, riusciamo a far sì che venga approvato un fondo europeo di stabilizzazione finanziaria che non fa assistenzialismo, ma che risolve i problemi creati da un attacco speculativo o da fattori esogeni comprando titoli buoni e non cattivi.

 

(Lorenzo Torrisi)

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