In queste ore si stanno prendendo decisioni fondamentali per il futuro dell’Unione monetaria europea. In effetti, quello che nei prossimi giorni verrà deciso in materia di debito “sovrano” della Grecia riguarda tutti noi. Non solamente per l’esposizione di alcune banche francesi (che però controllano anche banche italiane di grande rilievo) nei confronti della Repubblica Ellenica, ma perché l’Eurozona è davanti a un dilemma: sono maggiori i costi e i benefici di un nuovo salvataggio per evitare un’insolvenza o di una ristrutturazione del debito?
Un’analisi quantitativa è ardua. Si può, però, farne una qualitativa, tenendo ben distinti i punti di vista della Grecia, dell’Eurozona e delle banche creditrici. Per queste ultime, non c’è dubbio: un salvataggio è migliore di una ristrutturazione di cui dovrebbero indubbiamente pagare parte del costo. Gli interessi delle banche sono quasi sempre anche quelli dei loro correntisti e dei paesi di cui sono espressione. Per questo motivo, la Francia insiste per una nuova operazione di salvataggio e l’Italia fa sapere di essere su una linea non molto differente da quella di Parigi.
Non è certo, però, che un nuovo salvataggio comporti benefici maggiori dei costi per la Grecia e per l’Eurozona. Per la Grecia, il salvataggio sarebbe una boccata d’ossigeno di breve durata (come lo fu quello del 9-10 maggio 2010) tranne che non accetti una drastica revisione della propria politica economica e del proprio sistema di stato sociale. Inoltre, le misure di accompagnamento al salvataggio comporteranno verisimilmente un altro paio di anni di recessione prima che la Repubblica Ellenica riprenderà a crescere.
Per l’Eurozona ai costi di breve periodo per trovare le risorse per il salvataggio – le ratifiche del trattato che istituisce il fondo Salva-Stati non sono state completate – si aggiunge il problema di lungo periodo dell’azzardo morale che tali operazioni comportano. I condoni e le amnistie innescano aspettative di nuovi condoni e di nuove amnistie e quindi inducono a continuare a razzolare male.
Per questo motivo, gli Stati Uniti la cui unione monetaria è consolidata da circa un secolo hanno lasciato fallire singoli Stati dell’Unione senza fare una piega. Inoltre, per decenni Banca mondiale e Fondo monetario internazionale hanno favorito ristrutturazioni invece di salvataggi. In breve, i salvataggi inquinano.
E le ristrutturazioni? Senza dubbio fanno male a chi, sperando in alti rendimenti, ha rischiato. Il “premio di rischio” consiste proprio in questo e comporta anche una “penale di rischio” se non ci si azzecca. Però, sbagliando si impara e si rettificano i propri comportamenti.
Il Credit Agricole è una delle banche più esposte con la Grecia. Non c’è da stare allegri anche in quanto la sua controllata Cariparma ha rilevato una parte significativa delle rete di Intesa Sanpaolo. Oggi quel che è bene per Cariparma non è necessariamente bene per l’Eurozona.