Due errori sistematici, oltre all’integrazione troppo debole, rendono fragile l’Eurozona e minano le basi dell’euro: (a) regole repressive e non espansive; (b) gestione della crisi del debito via iniezioni di liquidità e non via riorganizzazione del modello. Se tali errori non verranno corretti, l’euro non sarà sostenibile.
In generale, la Germania non vuole un governo economico unico dell’Eurozona, perché teme di dover pagare molto più di quello che possa ricevere in tale modello. Governo economico unico, infatti, significa spostare una parte dei denari fiscali dalle nazioni a un agente europeo che li userà per bilanciare le differenze entro l’Eurozona. Ma, soprattutto, implica una responsabilità solidale di tutte le nazioni per garantire il debito denominato in euro.
La Germania è l’economia più grande dell’area – l’Italia è la terza a pochissima distanza dalla seconda, la Francia, ma è seconda dopo la Germania per scala dell’industria manifatturiera – e in effetti è probabile che debba contribuire, per metodo proporzionale, più di altri, ricevendo meno perché è anche la nazione con meno fabbisogno di aiuti esterni e garanzie finanziarie.
L’elettorato tedesco non vuole pagare di più e ciò determina la posizione del governo tedesco al riguardo del modello europeo: ogni nazione deve mettersi in ordine da sola. Gli euro-parametri nacquero, in fase di creazione dell’euro, per questo motivo. Nel recente eurosummit in Polonia questi sono stati stretti ancora di più. E ciò crea una situazione insostenibile per le economie più deboli o quelle con debito più elevato. Devono dare priorità al rigore anche se ciò riduce la crescita.
Per esempio, la Grecia sarà costretta a una recessione endemica con aumento della disoccupazione per arrivare al pareggio di bilancio. A un certo punto la popolazione greca non potrà sostenere tale modello e andrà in piazza. Cosa dovrà fare il governo greco: sparare sulla folla o uscire dall’euro? Uscirà dall’euro. Lo stesso potrà succedere in Portogallo. E se la repressione fiscale combinata con la stagnazione economica continuerà, peggiorando, in Italia qualcosa del genere capiterà anche da noi.
L’Italia, in realtà ce la può fare benissimo da sola, ma il vincolo deflazionistico imposto dalla Germania lo rende più difficile e lungo, almeno un decennio. La popolazione non potrà tollerarlo. Ma anche la Francia, che deve rimettersi in ordine tanto quanto l’Italia, è a rischio di rivoluzione. Per evitare questo rischio di implosione dell’Eurozona bisogna attutire il rigore nelle nazioni, per dar loro più crescita, portandolo a carico di tutto il sistema.
Un altro modo per far crescere le economie deboli sarebbe quella di svalutare l’euro per facilitare l’export. Ma la Germania si oppone a qualsiasi rischio di inflazione, anche minimo. Scenario: moneta a cambio forte, economie deboli, molto debito e priorità del rigore (deflazione) sulla crescita, creano una situazione insostenibile. Ma la Germania non molla. Preferisce un “fondo salvastati” che compri il debito dei Paesi a rischio di insolvenza piuttosto che passare al modello di governo unico economico. Preferisce, cioè, finanziare il modello insostenibile piuttosto che passare a uno più solido.
Non potrà funzionare perché tale liquidità non risolve il problema strutturale. E perché l’idea è di mettere in campo tra i 400 ed i 600 miliardi di euro mentre ne servirebbero molti di più, che non ci sono. Ci sarebbero in forma indiretta solo con un’Eurozona integrata. Se questa non si realizzerà, convincendo la Germania a cambiare politica, l’euro è destinato a saltare. Sia chiaro a tutti.