Il governo ha depositato le modifiche alla manovra, in Commissione Bilancio al Senato. anche ieri dunque ci sono stati nuovi colpi di scena sui capitoli di questa vicenda, che sta diventando un tormentone. Il professor Carlo Buratti, docente di Scienza delle Finanze nell’Università di Padova,  commenta a caldo e brevemente, per non dire seccamente, le ultime novità.



Professore, secondo le ultime notizie, i Comuni renderanno pubblici i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti. Indicando anche le banche dove hanno messo i loro risparmi, come ha precisato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Che ne pensa?

Beh, in tutto questo c’è un certo che di poliziesco. Mi sembra che stiano superando i concetti di Visco. Non capisco l’utilità dell’indicazione delle banche e degli operatori finanziari. In quel caso, se c’è necessità di accertamenti, basta l’intervento della Guardia di Finanza. Certo, il dato di fondo è che il provvedimento della pubblicazione può alimentare una certa invidia sociale. Ma qui siamo al punto estremo della tracciabilità. Diciamo pure che ci controlleranno su tutto, e che la privacy non esiste più.



Il tira e molla sul contributo di solidarietà del 5 percento per i redditi sopra i 90mila euro (e del 10 percento per quelli oltre i 150mila) sembra giunto al termine. Niente contributo, a quanto pare.

Questo mi sembra che si sappia da almeno 48 ore. Resta il fatto che sono esclusi i dipendenti pubblici, che dovranno invece pagarla. Non credo che siano in preda alla felicità, anche perché l’essere nel pubblico li rende una categoria ormai particolare.

C’è una maggiorazione dell’Ires del 10,5 percento per le società di comodo.

Capisco la ratio di questa maggiorazione, quando si pensa alle società di comodo che hanno annessi palazzi, macchine e via dicendo. Ma ho l’impressione che questa correzione possa rivelarsi inefficace, perché ci sono migliaia di società di comodo che non hanno redditi. Bisognerebbe invece, a mio parere, fare indagini più accurate su migliaia di aziende italiane che non danno reddito.



I tagli agli enti locali sono stati ridimensionati per 1,8 miliardi di euro. Le minori entrate saranno compensate dagli introiti derivanti dalla lotta all’evasione. Il gettito della Robin Tax andrà tutto agli enti locali.

In questo caso c’è un passaggio dal prelievo alle società energetiche, allargato ora anche al settore autostradale e alle telecomunicazioni, a compensare i tagli agli enti locali. Ma bisogna aggiungere che sono vent’anni che gli enti locali vengono subito presi di mira quando si deve fare una manovra di correzione dei conti pubblici. Hanno già tagliato tanto agli enti locali. Mi sembra che oggi, a Milano, il biglietto della metropolitana sia già passato da un euro a un euro e 50. Poi alla fine i conti si fanno nelle tasche dei cittadini.

I comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti dovranno unirsi per gestire tutte le funzioni amministrative. I comuni più piccoli si dovranno aggregare in unioni di almeno 5.000 abitanti, 3.000 per i comuni delle unità montane.

Si promuovono una unione di comuni per avere una governance adeguata sulla gestione dei servizi. Questo può effettivamente procurare dei risparmi nella gestione.

Professore, l’ultima domanda: ma lei che ne pensa di questa manovra?

Diciamo che mi sembra un poco caotica e poco razionale. Infatti è una manovra che esce da una contrattazione continua. Forse era meglio lasciare il contributo di solidarietà. Non so. Mi sembra che qualche correzione sulle pensioni, ad esempio, come quella di elevare l’età pensionabile delle donne a 65 anni, non fosse così “sanguinosa”. Così come un ritocco dell’Iva non mi parrebbe disastroso.

(Gianluigi Da Rold)