L’agenzia di rating americana Standard & Poor’s ha deciso nella notte di operare un downgrade sul debito pubblico dell’Italia, passando da A+ ad A. S&P’s ha motivato la decisione con la crescita economia sempre più debole, accompagnata da una situazione di incertezza politica che sarebbe di ostacolo alla ripresa. Le ultime stime di crescita del Pil italiano provenienti dalla Commissione europea parlavano in effetti dello 0,7% contro l’1% circa dell’inizio dell’anno.
Gli analisti dell’agenzia di rating americana ritengono inoltre che il clima politico italiano renda difficile l’effettivo raggiungimento degli obiettivi di austerity che il nostro Paese si è fissato attraverso la manovra finanziaria approvata la scorsa settimana dal Parlamento. L’ipotesi che il governo Berlusconi possa cadere e che uno nuovo possa rivedere il piano di sacrifici imposti ai cittadini non è dunque così peregrina per Standard & Poor’s.
Inoltre, il downgrade operato da S&P’s lascia spazio a ulteriori declassamenti, dato che l’outlook sul debito pubblico italiano resta comunque negativo. Questa decisione è stata motivata con il fatto che lo stock di debito pubblico dovrebbe nei prossimi anni raggiungere un nuovo picco, nonostante le previsioni governative, forti del pareggio di bilancio da raggiungere nel 2014, dicano il contrario.
Standard & Poor’s non risparmia nulla alle autorità italiane, spiegando che non hanno avuto il coraggio di affrontare le vere questioni chiave per l’economia italiana, ovvero quelle riforme strutturali che sono attese da anni. La colpa viene data non solo al governo e alle divisioni interne alla maggioranza, ma anche quelle del Parlamento che continuano, secondo S&P’s, a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera efficace alle sfide macroeconomiche imposte dall’esterno e dall’interno.
La decisione di Standard & Poor’s arriva inaspettata, dato che tutti gli occhi degli esperti erano rivolti verso un’altra agenzia di rating, Moody’s, che avrebbe dovuto pronunciarsi sull’Italia venerdì scorso, ma ha poi deciso di rimandare la sua decisione di un mese. Dopo quanto fatto da S&P’s è forse lecito aspettarsi anche un downgrade da parte di Moody’s, che la scorsa settimana ha declassato il giudizio sulle banche francesi. Ricordiamo anche che S&P’s ha nei mesi scorsi tolto il giudizio di tripla A sul debito pubblico americano: una decisione che ha fatto molto discutere e che è stata giudicata politica.
Piazza Affari ha reagito alla notizia con un’apertura negativa, in calo di circa l’1%, con il Ftse Mib sceso sotto quota 14.000 punti. Ripercussioni potrebbero esserci anche sulle altre borse europee, in particolare quella di Parigi, dato che le banche francesi possiedono molti titoli di stato italiani. Lo spread tra Btp e Bund si è invece subito portato a quota 399 punti base, pronto a sforare quota 400.