Mutui: spread e fisso fanno salire il tasso medio per l’acquisto della casa – Ieri l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, ha pubblicato il bollettino mensile sull’evoluzione dei mercati finanziari e creditizi aggiornato al mese di agosto. Una sezione del medesimo è dedicata all’evoluzione dei tassi di interesse sui prestiti bancari, tra cui i mutui per l’acquisto di abitazioni. Emerge che nel mese di agosto, il tasso medio mensile sui mutui è salito al 3,5% rispetto al 3,22% di luglio. C’è da dire che il trend rialzista è cominciato da marzo, quando dal 2,99% si è passati al 3,04% di aprile, al 3,09% di maggio, al 3,16% di giugno e al 3,22% di luglio. Va notato che questo balzo dello 0,28% nell’arco di un mese è molto più alto rispetto ai precedenti, che sono stati al massimo dello 0,7%. L’attuale livello del 3,5% non si vedeva dunque da oltre due anni, precisamente nel giugno del 2009, quando era stato del 3,64%. Si consideri anche che un anno fa il tasso era del 2,66%. Non siamo comunque ai livelli di agosto 2008, allorquando il tasso medio sui mutui era al 5,92%. Prima del mese di marzo, il tasso era sceso dal 3,08% di febbraio e dal 3,15% di gennaio.



Per spiegare questo aumento bisogna considerare che il dato corrisponde alla media tra il saggio operato sui mutui a tasso variabile e quelli a tasso fisso. Questi ultimi hanno ovviamente un tasso più alto (il 4,5% contro il 2,7% dei variabili) e sono però sempre più scelti dagli italiani. L’Abi segnala infatti che ad agosto il 24% dei mutui era a tasso fisso, contro il 19% di luglio. Questo trend si spiega forse in parte con il timore degli italiani che presto si possa assistere a un aumento del costo del denaro che potrebbe far salire prontamente le rate mensili di un mutuo a tasso variabile. Meglio quindi un tasso fisso, in modo che si sappia con certezza a quanto ammonta la propria rata, senza spiacevoli sorprese, specialmente quando l’arco temporale del mutuo è di 20 o 30 anni.



Ma gli esperti spiegano anche che l’aumento del tasso sui mutui è dovuto alla crescita dello spread tra Btp e Bund. Il fatto che i titoli di stato debbano pagare un rendimento più alto, obbliga le banche del nostro Paese a dover anch’esse pagare di più quando devono finanziarsi sul mercato. Questo maggior costo viene poi “trasferito” ai mutuatari in virtù del fatto che, data la situazione economica, cresce il rischio che essi non possano rimborsare le rate.

Del resto, non si può non notare che proprio tra luglio e agosto lo spread Btp-Bund aveva raggiunto nuovi picchi, proprio mentre cresceva anche il tasso medio sui mutui: questa potrebbe dunque non essere una semplice coincidenza. Tanto più che in questi mesi i canonici tassi di riferimento per i mutui (l’Euribor e l’Irs) sono calati.



Per avere una controprova di questa correlazione tra spread Btp-Bund e tassi di interesse sui mutui non bisognerà attendere molto considerando che proprio oggi, in virtù anche del downgrade operato da Standard&Poor’s su sette banche italiane, lo spread ha superato i 400 punti base arrivando a sfiorare anche i 420.