Social card: la nuova carta avrà importi diversi da città a città – La nuova social card, introdotta con il Decreto Milleproroghe di inizio d’anno con la novità dell’intermediazione degli enti caritativi sul territorio, potrebbe riservare alcune sorprese.

Nel decreto attuativo predisposto dal ministero del Lavoro, e in attesa del parere del Tesoro, si prevede che la social card avrà un importo mensile diverso a seconda della città in cui risiede il destinatario. La sperimentazione dovrebbe cominciare in dodici città (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia e Verona) e la “ricarica” mensile varierà da 40 a 137 euro. Oltre al luogo di residenza, conterà anche il numero di componenti del nucleo famigliare destinatario della social card. Si determineranno quindi delle differenze a parità di stato civile. Un single a Milano, per esempio, riceverà 15 euro in più al mese rispetto a un single di Palermo. Così come una famiglia di cinque o più componenti avrà 31 euro in più rispetto a una famiglia di pari numero di Catania.



La scelta di questa diverso trattamento sembra risiedere nel fatto che nelle città del Nord il costo della vita è superiore rispetto a quelle del Centro e del Sud. Tuttavia, quest’ultima area geografica è quella dove la povertà è maggiore e dove dunque saranno probabilmente distribuite più social card. Sembra dunque che dove c’è più bisogno arriveranno più social card, ma di valore inferiore.



La spesa per questa nuova social card dovrebbe essere di circa 50 milioni di euro, provenienti dal fondo istituito nel 2008 per finanziare la prima social card. Questi fondi dovrebbero essere così ripartiti tra le diverse principali città: 10 milioni a Napoli, 9 milioni a Roma, 6 milioni a Palermo, 5 milioni a Milano, 3 milioni a Bari e Catania.

Per quanto riguarda i beneficiari della nuova social card, per la cui individuazione si punta molto sulla collaborazione di enti caritativi presenti sul territorio ed enti locali, essi potranno essere cittadini italiani, comunitari o stranieri in possesso di permesso di soggiorno. Dovranno inoltre avere un Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) inferiore o al più uguale a 3.000 euro e non dovranno godere (tenendo conto anche dei componenti del nucleo famigliare) di altri benefici economici concessi dallo Stato o da altre amministrazioni pubbliche di valore superiore a 500 euro mensili. A parità di condizioni, la precedenza sarà data ai senzatetto, ai nuclei famigliari monogenitoriali con figli minorenni e alle famiglie numerose.



Se qualche anno fa scatenò polemiche l’idea della Lega Nord di reintrodurre le gabbie salariali (già in vigore in Italia tra gli anni Cinquanta e Settanta), in modo che gli stipendi dei lavoratori dipendenti fossero differenziati a seconda della città di residenza, è lecito aspettarsi nuove diatribe in merito agli aiuti alle persone indigenti.