Pubblicati i dati Istat relativi al secondo trimestre del 2011. Dati pesantemente negativi che mostrano l’ulteriore diminuzione del potere di acquisto delle famiglie e una propensione al risparmio altrettanto bassa. Al netto dell’inflazione, dice il rapporto Istat, il potere di acquisto delle famiglie è sceso dello 0,2% rispetto al precedente trimestre e del 3,7% rispetto al secondo trimestre del 2010. La tendenza al risparmio delle famiglie italiane risulta essere dell’11,3%, con una diminuzione di 0,4% punti rispetto al trimestre precedente e di 1,2 punti rispetto allo stesso periodo del 2010. Un quadro allarmante, denunciato dal Codacons in una perdita rispetto al 2000 del 40,5% del potere d’acquisto. Il Codacons chiede interventi da parte del Governo urgenti in difesa della capacità di spesa della famiglia: invertire la rotta, “bloccando gli adeguamenti di stipendi e pensioni o decidendosi, finalmente, a controllare l’inflazione, cosa possibile con le liberalizzazioni (vendite sottocosto libere, orari ed aperture libere dei negozi in tutti i comuni, vendite dirette agricoltori consumatori) e con politiche opposte rispetto a quelle finora fatte da Tremonti”. IlSussidiario,.net ha chiesto un parere su questi dati al professor Luca Pesenti, docente di di programmazione del welfare locale all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano. “E’ la conferma di un quadro molto negativo che va avanti dall’inizio del 2009 e che con alti e bassi continua imperterrito” dice Pesenti. “Di fatto peggiora quello che tecnicamente si definisce il rapporto fra il risparmio delle famiglie e il loro reddito disponibile, cioè è diminuita di un terzo la percentuale di soldi che le famiglie italiane riescono a mettere da parte al netto delle spese che devono fare per vivere e pagare quello che devono pagare. E’ quello che l’Istat definisce il reddito disponibile: il totale del reddito a disposizione per spese e risparmi”. Nel recente passato si erano colti seppur piccoli segnali positivi: “In realtà il quadro negativo va avanti da inizio 2009 seppur si siano visti ogni tanto dei segnali positivi. Stiamo andando sempre più giù: questo dato pubblicato oggi dall’Istat è quello più negativo da molti anni a questa parte, un nuovo picco negativo”. Cosa significa per le famiglie e come si riflettono su di esse questi dati? “Significa che nell’ultimo triennio è diminuito di un terzo dal 16% all’11,4% la capacità di risparmio delle famiglie. Tutto ciò si riflette sul fatto che l’aumento dei prezzi di alcuni beni, in particolare i forti aumenti della benzina, ha portato un lieve aumento della quota di reddito spesa per consumi, che è aumentata dello 0,9%. Dunque la vita è più costosa ma il risparmio è diminuito, il totale del potere di acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,2, 0,3% rispetto all’anno precedente”.
Nonostante il reddito disponibile, dice Pesenti, sia leggermente cresciuto, essendo aumentati i prezzi di alcune cose. Ma è anche aumentata la propensione all’investimento: “E’ tornata in territorio positivo. Vuol dire che alcune famiglie hanno ricominciato a spendere per comprare casa, si sono indebitate con investimenti. Però al netto di tutto le famiglie hanno perso potere di acquisto”. Che cosa ci dice tutto questo per il futuro? “Ci dà un segnale molto brutto. Se poi aggiungiamo che sono arrivate le tre manovre del governo fortemente penalizzanti per le famiglie, lo scenario sarà sempre peggio”. In che senso? “Ciò che preoccupa maggiormente delle finanziarie sono i tagli del 5 e anche del 20% di tutte le agevolazioni fiscali per le famiglie. A questo punto se il governo non fa la riforma dell’assistenza, ci sarà sostanzialmente un aumento delle tasse e questo peggiorerà il quadro. Urge fortemente un intervento shock che che deve arrivare al taglio delle tasse per le famiglie”. In che modo? “Le vie sono tante, anche una patrimoniale sopra un certo livello associata a un abbattimento generalizzato delle tasse, e tenendo conto che vanno fatti interventi sulle pensioni. Bisogna accelerare la riforma delle pensioni”.