È una sfilata di personaggi, conosciuti solo per nome oppure intravisti attraverso la televisione, quella che si svolge al Workshop Ambrosetti, giunto ormai alla trentasettesima edizione e ormai assunto al titolo di Forum, sotto il logo di “The European House” Ambrosetti. La voglia principale è quella di andare a scoprire gli angoli più belli di Villa d’Este, tra cui campi da tennis eccezionali, dove sino a novant’anni si esibiva una grande campionessa italiana, Lucia Valerio. Oggi la nobiltà tennistica la mantiene un grande giornalista ed ex grande campione, Gianni Clerici, ormai alla vigilia degli 80 anni.
Ma l’urgenza di questa dannata estate economica e finanziaria, la nuova caduta delle Borse avvenuta venerdì 2 settembre, l’incertezza del futuro e i dati macroeconomici sfornati in quantità industriale, ti riportano forzatamente nella hall splendida del grande albergo di Cernobbio, sul Lago di Como. L’aria condizionata, ormai tarata su standard americani, ti risveglia dalla dolcezza del clima…
La giornata di oggi (ieri, ndr) era dedicata ai conti pubblici italiani, ma il nuovo tonfo dei mercati, sia al di qua che al di là dell’Atlantico, ha spostato la discussione dei problemi sull’intera Eurozona. Per primo è arrivato, in videoconferenza, il messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Non è stato di certo un messaggio convenzionale. Napolitano portava il saluto di un Presidente che commemora i 150 anni di unità del Paese, dove accanto a fatti esaltanti c’è la verità della persistenza di profonde contraddizioni che non sono state mai nascoste. Quasi un monito alla verità da comunicare in un momento tanto delicato, dove negli ultimi dieci anni si è guardato poco alla quadratura dei conti. Il Presidente invita non tanto una parte della classe politica, ma tutto il Paese, sia la maggioranza che l’opposizione, ad approvare presto e con certezza la manovra che ci viene richiesta dall’Europa. L’invito di Napolitano è semmai quello di stemperare i toni di contrasto, è un invito al governo a rappresentare con coesione un intero Paese che ha coscienza delle difficoltà che viviamo.
Il Presidente non risparmia qualche passaggio sull’appannamento dello spirito europeistico che ha portato a Maastricht, all’Europa monetaria e a una maggiore unità e coesione.
I media sembrano solo a caccia di richiami anti-governativi di Napolitano. Ma il Presidente è troppo rispettoso della Costituzione e lancia il suo richiamo a tutti, specificando che se il Governo cadesse rispetterebbe la prassi costituzionale per un governo a cui sarebbero chiamate tutte le forze che vogliono garantire uno sforzo comune contro questa grande turbolenza finanziaria.
Poi ritorna in pedana Jean Claude Trichet, il presidente quasi uscente della Bce. Il suo discorso sulla manovra italiana non si discosta dalle dichiarazioni lasciate il giorno prima a un giornale italiano: “Rispettare i conti della manovra e impegnarsi a ridurre il debito”. Lo chiede anche a Napolitano, che risponde che nessuno mette in dubbio la necessità della manovra, l’urgenza e la chiarezza con cui si deve fare. Il fatto che ci siano contrasti, anche duri, non dovrebbe ritardare la manovra italiana.
Ma il nodo dei conti pubblici e le necessità di risanamento non vale ormai solo per l’Italia, visti i nuovi ragguagli dei debiti dei Paesi membri della Comunità e nello stesso tempo viste le nuove stime di crescita tutte in ribasso. Trichet ovviamente fa il suo mestiere, ma i suoi discorsi fanno sempre venire in mente quello che diceva Enrico Cuccia sulle banche centrali: “Alle banche centrali importa solo l’inflazione, gliene frega niente della disoccupazione e dello sviluppo”.
Speriamo che le analisi del “grande vecchio” della finanza italiana non siano più valide. Ma certo, l’impressione è che ci sia un’urgenza ansiosa nel voler far quadrare i conti, in un’atmosfera piuttosto tesa e pessimistica, che non si percepiva ieri fino alle cinque e mezza del pomeriggio, quando hanno chiuso i mercati e tutti i partecipanti dell’Ambrosetti, dal caffè con pasticcini sulla terrazza, sono ritornati a un bicchiere d’acqua minerale per digerire le perdite dei listini.
Nel pomeriggio arriva anche il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn, più tardi il ministro per l’Economia Giulio Tremonti, direttamente da Castelgandolfo dove ha partecipato all’assemblea delle Acli. Sarà Tremonti, domenica pomeriggio, a chiudere il Workshop.
La sfilata dei grandi personaggi continua. Ci sono politici, banchieri, grandi imprenditori, uomini di Stato come Shimon Peres. Il clima che si percepisce non è quello di un tranquillo week end di confronto di idee. Si vede che sui volti dei protagonisti c’è tensione e preoccupazione. Anche note di pessimismo per il futuro. Secondo un sondaggio di Sky, su centocinquanta protagonisti del Workshop Ambrosetti, per circa la metà c’è il rischio che, da qui a tre anni, non esista più la zona euro. Speriamo solo che sia un pessimismo determinato dall’andamento dei mercati di agosto e del 2 settembre.