Questa giornata sui mercati è la cronaca di un disastro annunciato. Lo era ieri, sotto l’acquazzone di Cernobbio e dentro i saloni di Villa d’Este. Lo era da venerdì scorso, quando Piazza Affari ha tenuto con fatica i quindicimila punti. Lo era dai primi di agosto quando è cominciata l’ondata ribassista. Chi si sofferma sulla bagarre politica della manovra italiana sbaglia bersaglio. L’Italia è solo incastrata in una crisi globale come quella del 2008. La double-dip si sta delineando davvero e riguarda tutti. Ci sono voci di un downgrade anche per l’Italia da parte dell’impareggiabile Mody’s, l’agenzia di rating che si ostinano a prendere sul serio. Non sarà festa per noi, questo è sicuro. Ma nemmeno per gli altri. Se ieri Emma Marcegaglia chiedeva credibilità per il nostro sistema Paese, che cosa dovrebbero dire gli industriali tedeschi di fronte alle perdite del Dax di Francoforte che dopo aver perso il 20 percento in agosto ieri ci ha aggiunto un meno 4,89 percento? Oppure i francesi di fronte alla picchiata in basso del Cac 40, (oggi meno 4,34) con la loro grande banca Societè Generale che continua a perdere capitalizzazione? E’ probabile che l’Italia abbia maggiori criticità, più problemi da risolvere, più riforme strutturali da attuare, ma qui l’impressione è che sia saltato tutto il sistema finanziario mondiale. E quello che sta avvenendo adesso, a partire dai primi giorni di agosto, è frutto di un doppio pasticcio: un risanamento non risolto dal 2008 con la continuità di un trading speculativo per assicurarsi cassa; l’incertezza politica che riguarda tutti i governi dell’Occidente, che vanno ognuno per conto loro, lasciando naturalmente i varchi alla grande speculazione che fa, come ha sempre fatto, il suo mestiere. Certo, ognuno deve cominciare a fare i conti in casa propria, ma se gli Stati Uniti non crescono e lasciano di fatto le vecchie regole di mercato, stampando moneta e iniettando liquidità nel sistema finanziario, liquidità che poi ricade poco nell’economia reale, che cosa può cambiare? Se l’Europa non cresce, che cosa è stata varata a fare la Comunità, l’istituzione dell’euro, se non per una politica economica e finanziaria comune, nel vero senso della parola ? Ma gli euriobond sono una parola proibita a Berlino e a Parigi. Vedrete che siamo alla vigilia di un nuovo G8, magari per videoconferenza mondiale. Ma i problemi di fondo restano. Lo stato critico in cui versano tutte le banche occidentali resta. E’ un mese che proprio le banche fanno da battistrada al ribasso.
E intanto il vecchio driver dello sviluppo, cioè il settore automobilistico, non sta più in piedi. Se non si ragiona sul fatto che il mondo è cambiato e che bisogna trovare un modello nuovo di sviluppo, non si va da nessuna parte. E non si va da nessuna parte se le banche non ritornano a fare le banche. A metà giornata avevano detto che sotto i quattordicimila punti la Borsa di Milano entra in grande difficoltà. Oggi il Ftse Mib ha perso il 4,83 ed è sceso a 14mila e 334 punti.