Ugo Bertone, grande giornalista di cose economiche e finanziarie, non si scompone di fronte ai risultati di una giornata campale sui mercati. Ma si capisce che, dietro alla freddezza e alla lucidità dell’analisi, è preoccupato.
Non le sembra la cronaca di un disastro annunciato quello che abbiamo vissuto oggi su tutti i mercati europei?
Direi che è qualcosa di più che annunciato e che in Italia non avevano ben capito, o comunque hanno fatto finta di non comprendere. Qui siamo di fronte a una crisi economica mondiale violentissima. Dentro questa crisi mondiale c’è un caso americano, c’è un caso europeo e l’Italia, a questo punto, può diventare una specie di “Santa Barbara” che rischia di fare saltare tutto. Facciamo un po’ di cronaca e ritorniamo al 5 agosto, quando c’è la lettera della Bce al nostro governo. Ci dicono in sostanza: noi vi aiutiamo e voi fate la manovra. In quel momento, al centro dell’attenzione, non eravamo noi, c’era la Spagna che è un Paese messo meno bene di noi nei fondamentali economici.
Che cosa capita a questo punto ?
Che in Spagna si mettono a lavorare sul serio e addirittura hanno già predisposto una legge costituzionale per il prossimo 27 settembre che prevede il pareggio di bilancio. Anche perché sanno che il 20 novembre si va a votare. A questo punto, dopo l’impegno spagnolo, c’è ormai un muro di incredulità, di diffidenza da parte di tanti europei verso l’Italia. Ecco spiegato anche l’intervento di Trichet e di Draghi oggi: guardate che la Bce non può intervenire sempre, a tempo indeterminato E un chiaro sprone a fare la manovra al più presto. Loro, gli europei, hanno l’impressione che noi li abbiamo presi un poco in giro.
Però il crollo di tutti i listini fa pensare a qualche cosa di più, a un sistema che non funziona più.
Nella mia disanima iniziale, mi sono dimenticato di parlare di un altro epicentro pericoloso: la Germania con la signora Angela Merkel. E’ la sesta elezione di fila che perde e tra un mese si vota a Berlino. Non credo proprio che le andrà bene. In questo caso penso che ci sia proprio una carenza di leadership. Non c’è più un Adenauer, non c’è più nemmeno un Kohl, che, anzi, in questo momento starà consumando una sua amara rivincita. Adesso, a fine mese, la corte federale si pronuncerà sulla sostenibilità da parte della Germania sul debito greco. E chiaramente dirà che non è possibile. Così i tedeschi andranno alla Comunità europea e chiederanno di non dare più aiuti agli italiani. Spettacolo poco edificante.
Torniamo al modello che non funziona più.
Questo è indubbiamente vero. Noi stiamo provando, di fronte a questa violentissima crisi, quello che hanno provato i nostri nonni. C’è grande confusione nelle scelte politiche e anche nelle scelte economiche, In più si aggiunge un problema di distribuzione della ricchezza: siamo tornati ai tempi in cui i ricchi sono sempre più ricchi, mentre il ceto medio si sta impoverendo costantemente. Ecco perché poi i consumi, come quelli di una macchina, calano vistosamente. Ma il problema di fondo è che nessun economista ha mai risolto il
problema di crescere di fronte a un debito mostruoso. Non si può crescere con ildebito alle spalle. Io credo che questo la gente lo capirebbe e sarebbe pronta a fare i sacrifici necessari.
Ultima domanda sulla manovra di Tremonti.
L’ho sentito ieri a Cernobbio. Il ministro dell’Economia non può sempre affidarsi agli eurobond, come fossero una specie di “Santo Graal”. Bisogna sapere affrontare una crisi globale terribile e bisogna saper affrontare una realtà più complessa che rischia di saltarci di mano.
(Gianluigi Da Rold)