L’Iva non è aumentata. Si direbbe una notizia. Ma è tutto previsto dalla manovra. L’incremento tanto temuto, in realtà, ancora ha da venire. Eppure, un’atmosfera surreale da risveglio post-natalizio sembra avere instillato, nella pubblica opinione, la convinzione contraria. Cosa succede? «L’aumento di due punti percentuali delle aliquote del 21 e del 10 per cento è previsto a decorrere dal primo ottobre 2012 e sino al 31 dicembre 2012», spiega, raggiunto da ilSussidiario.net Paolo Costanzo, commercialista dell’omonimo studio di consulenza aziendale. «È previsto, inoltre, nella manovra, che dal primo gennaio 2014 le aliquote saranno aumentate di un ulteriore 0,5 per cento. Si arriverebbe, quindi, al 12,5 e al 23,5 per cento». Attenzione, però: è possibile che l’imposta sul valore aggiunto resti invariata. «La norma contiene, al suo interno, una clausola di salvaguardia. Se si dovessero realizzare dei risparmi nell’ambito dei favori fiscali e dei regimi di esenzione, tali da determinare effetti positivi ai fini dell’indebitamento dello Stato (e non inferiori a 13.119 milioni di euro per l’anno 2013 e 16.400 milioni per il 2014), le aliquote tornerebbero ai livelli precedenti. Ovvero, al 10 e al 21 per cento. Non si applicherà, inoltre, l’aumento dello 0,5 per cento».
Sia ben chiaro: quando si parla di risparmi per il 2013 e per il 2014 con effetti a partire dal primo gennaio 2013, «si intende, ovviamente, risparmi relativi alla previsione di spesa». In molti, tuttavia, hanno avuto l’impressione che i prezzi, in svariati settori, soprattutto tra i generi alimentari di prima necessità, siano aumentati. C’è da dire che, tra i consumatori, pochi sanno che l’Iva sarà aumentata solo negli ultimi tre mesi dell’anno. Non sarà che qualcuno ha fatto il furbo? «Difficile dirlo. Non è escluso, tuttavia, che in simili situazioni si determino fenomeni speculativi che tendono ad attribuire la responsabilità a terzi. Un’operazione che, ipoteticamente, è attuabile da chiunque. L’esempio di speculazione per eccellenza lo si vide quando ci fu il passaggio dalla lira all’euro». Chi all’epoca era già in età della ragione, ricorda bene cosa accadde: «Si era minacciato di perseguire chi avesse arrotondato le 1936.27 lire nel cambio di valuta dei prezzi. Ebbene: non solo nessuno prese sul serio le minacce – cui nessuno, in effetti, diede seguito -. Ma, con disinvoltura, svariati esercizi commerciali raddoppiarono i prezzi. Ciò che costava mille lire, cioè, prese a costare un euro».
Secondo Costanzo, tuttavia, il rischio di speculazione è decisamente calmierato da quello legato alla crisi dei consumi. Non è un caso, del resto, che si sia deciso di rimandare l’aumento ulteriore dell’Iva, rispetto all’1 per cento sancito dalla manovra di agosto. «In un momento in cui si è alla ricerca di soluzioni che possano aumentare i consumi, un aumento dell’Iva sarebbe andato in controtendenza e, sommato all’aggravio fiscale e alla stangata per le famiglie derivante da svariate misure contenute in manovra, avrebbe determinato una stretta depressiva non accettabile».