Linda Lanzillotta è stata ministro agli Affari regionali nel secondo Governo Prodi. Ora è un esponente di primo piano nel “Terzo polo” ed è favorevole a un “pacchetto” di liberalizzazioni ampio e consistente, non frazionato nel tempo. È appena uscita dall’incontro del suo partito (è con Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli) con il presidente del Consiglio ed è fiduciosa. Onorevole Lanzillotta, come si procederà con le liberalizzazioni che sono nell’agenda del governo? Si agirà, come ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera il ministro Corrado Passera, con un decreto al mese oppure si farà un provvedimento complessivo? “Quello che deve fare questo Governo, che noi come Terzo polo appoggiamo ampiamente, è quello di dare il segno di un grande cambiamento. Si deve cogliere questa inversione di rotta. La “seconda fase” prospettata dal Governo deve avere la forza di far comprendere che ci sono certamente sacrifici da affrontare, anche attraverso le liberalizzazioni, ma da tutto questo arriveranno anche dei benefici per tutti, per la società italiana”.



Ma, con una precisazione approssimativa, il calendario di queste liberalizzazione come avverrà?

Noi abbiamo chiesto un provvedimento complessivo. Quindi non mirato inizialmente su categorie che oggi si sentono accerchiate, anche più deboli, più isolate, cioè non in grado di dare grandi risposte. Quindi il “pacchetto” delle liberalizzazioni non può ridursi a tassisti, farmacisti e a quelli che appartengono agli ordini professionali. Nel provvedimento devono essere presi in considerazione i grandi settori come quello energetico, il gas, i trasporti, le banche, le assicurazioni. Non è possibile altrimenti cogliere quel cambiamento che tutti vogliamo.



Scusi onorevole Lanzillotta, ma facendo un calcolo complessivo e anche approssimativo (mi sembra necessario), sull’impatto delle liberalizzazioni nell’economia italiana quali risultati si otterrebbero? Esiste una stima? Sono state fatte delle previsioni, dei calcoli?

Esistono degli sudi al proposito e si sono formulate delle stime di massima. Complessivamente si ritiene che l’impatto delle liberalizzazioni porterebbe l’economia italiana, nel giro di quattro o cinque anni, a una crescita del Pil valutabile intorno al 12 per cento. Questo significherebbe veramente la svolta. Perché con una crescita di questo tipo ritroveremmo un’autentica credibilità sui mercati. Il governo di Mario Monti ha fatto una manovra dove ha messo in sicurezza i conti e ha già riottenuto una credibilità e lo si vede oggi con il calo dello spread. Ma questa seconda fase aumenterebbe la nostra credibilità soprattutto sui mercati, perché garantirebbe agli investitori la sostenibilità del nostro debito pubblico. Questo passaggio delle liberalizzazioni è decisivo per la stabilità finanziaria del Paese.



Si dice che il “pacchetto” avrebbe inevitabilmente anche una rilevanza sociale, oltre che economica.

Certamente, perché creerebbe nuovi posti di lavoro, occasioni di occupazione per i giovani. Pensi solamente nel settore del commercio, alle parafarmacie. Più in generale comunque, la liberalizzazione che riguarda i grandi settori, lo scorporo della rete del gas, gli interventi nei trasporti, nel più ampio campo energetico, nei settori come quello bancario e assicurativo, porterebbe a una dimunzione dei costi e dei prezzi. Non è possibile che noi siamo il paese dove, nella media, si paga più che in tutti gli altri Paesi europei per bollette, trasporti, costi per avere un conto in banca.

Tuttavia, questo “pacchetto” di liberalizzazioni che state discutendo non appare come un “affare semplice”. Lasciamo perdere la contestazione di alcune categorie, ma ci sono interessi complessi in gioco. Al riguarado è significativa la posizione dei due grandi partiti del Parlamento, con un Pdl che sembra stia frenando e un Pd che appare più aperto. 

Questo è, all’italiana, il mondo alla rovescia che abbiamo sotto gli occhi. Il centrodestra che sta frenando e che difende le corporazioni, il centrosinistra, il Pd, che sta aprendo, che è disponibile. Devo dire che noi del “Terzo polo” abbiamo appoggiato questo governo, sosteniamo questo governo, perché faccia tutto quello che il Governo di Silvio Berlusconi non ha fatto in questi anni. Ora è venuto il momento di affrontare questa situazione e non si può più rimandare, facendo comprendere che i sacrifici che si devono affrontare anche in una simile trasformazione portano a dei benefici a medio termine.

Sì, ma quello che le chiedevo è se il Governo riuscirà a varare un simile progetto che cambierebbe di molto la società italiana. Lei ha speranze?

Se non le avessi, non sarei nemmeno qui. Diciamo che le possibilità del Governo sono possibili e concreto. Certo, un simile cambiamento comporta una partita non solo complessa, ma anche difficile, proprio per gli interessi che ci sono in gioco. Ma questo è l’obiettivo che questo Governo deve porsi.

Ritiene che questa partita delle liberalizzazioni, complessa e difficile, sia cruciale per la storia del Governo Monti ?

Sì, questa è una partita cruciale, un passaggio cruciale per questo Governo. Se non si coglie un grande cambiamento in una fase come questa, ci si gioca il futuro.

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