«Ci sono dati che fanno riferimento a quello che è un reale problema delle imprese: la relazione annuale 2011 della Banca d’Italia rivela che lo Stato ha debiti commerciali pari al 4% del Pil, che equivalgono per il 2010 a 62,5 miliardi di euro. Secondo invece Confindustria e Abi, che alzano questa stima, lo Stato dovrebbe dare alle aziende fra i 70 e i 100 miliardi di euro, quindi credo che una stima ragionevole dovrebbe collocarsi intorno agli 80 miliardi». Giovanni Marseguerra, professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano, commenta in questa intervista per ilsussidiario.net l’ipotesi, lanciata dal ministro Corrado Passera, di ripagare i debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese fornitrici di beni e di servizi con i titoli di Stato.



Professore, ha quindi ipotizzato circa 80 miliardi di euro di debiti da parte dello Stato.

Questi 80 miliardi fanno riferimento a beni e servizi che sono stati forniti alle pubbliche amministrazioni, sulla base di contratti formali, senza essere stati pagati. Tra l’altro le imprese, al momento dell’emissione della fattura, hanno anche dovuto pagare l’Iva, eppure ancora non sono stati pagati, quindi si tratta di un problema che è straordinariamente rilevante.



Cosa può dirci riguardo il ritardo dei pagamenti?

Anche in questo caso i dati sono drammatici: la ricerca della European Payment Index 2011, che viene effettuata dalla società privata multinazionale Intrum Justitia, misura quanto tempo ci mettono le amministrazioni pubbliche a pagare. Si può notare che nel 2010 il tempo medio era di 186 giorni, mentre nel 2011 di 180 giorni. In questa classifica relativa all’Europa il nostro Paese è ultimo, mentre in Francia le amministrazioni pubbliche pagano in 56 giorni, e in Germania ci mettono invece 34 giorni. In Italia lo Stato impiega circa 180 giorni, quindi si tratta di un problema serio sia in termini numerico- quantitativi che per la lunghezza dei ritardi.



In che situazione si trova quindi il piccolo e medio imprenditore?

Adesso si prefigurano due profili: dal punto di vista culturale trovo veramente incredibile che sia proprio lo Stato a non rispettare la parola data e un impegno preso. Anche in termini di esempio questo è impressionante, perché se è lo Stato il primo a non rispettare gli impegni, cosa può fare allora la piccola impresa fornitrice? Dal punto di vista economico c’è poi un effetto a catena micidiale, perché se la piccola impresa, che ha fornito beni e servizi allo Stato, non viene pagata, si trova essa stessa in difficoltà nel pagamento ai propri fornitori. Si crea quindi un circolo vizioso di ritardi, in cui l’alternativa potrebbe essere quella di rivolgersi alla banca, a cui chiedere un prestito per poter pagare i fornitori. Questo aggiunge però problema a problema, in una situazione terrificante in cui lo Stato è molto flessibile quando deve pagare, ma è inflessibile quando deve ricevere, cioè quando le imprese devono pagare le tasse. Stessa cosa vale per le banche, che pretendono la restituzione ma non si preoccupano del fatto che un piccolo imprenditore non viene pagato dallo Stato.

Una situazione davvero drammatica…

Dal punto di vista economico è come se fosse una specie di tenaglia che stringe il piccolo imprenditore, e non a caso quest’anno ci sono stati diversi suicidi a causa di queste difficoltà, che qualcuno ha stimato addirittura in quaranta: non so se il dato sia del tutto corretto, ma se si trattasse anche solo di un suicidio, trovo impressionante il fatto che un imprenditore scelga di togliersi la vita per questi problemi.

Come giudica allora la proposta del ministro Passera?

Non credo che sia questa la soluzione migliore, e tra l’altro c’è una direttiva europea, che a breve dovrebbe essere applicata, che chiede di effettuare il pagamento entro trenta giorni, ma non credo che in Italia questo possa accadere. Il fatto di pagare con i titoli di Stato presenta una serie di complessità: innanzitutto perché solo una parte di questi 80 miliardi di euro di debito sono riferibili all’amministrazione centrale, ai ministeri, alle società pubbliche e agli enti, perché la maggior parte dei debiti fanno invece capo ad amministrazioni decentrate le quali per altro, anche quando hanno la liquidità, non possono pagare a causa del patto di stabilità interno. Se lo Stato volesse pagare i debiti delle Regioni e delle Province tramite Bot, dovrebbe quindi prendersi il peso di miliardi di debiti che al momento non gli competono.

E se decidesse di farlo?

Certamente avrebbe un peso in termini di finanza pubblica, ma io mi chiedo: il povero imprenditore, che si trova pagato con un titolo di debito pubblico dello Stato, cosa farà? Naturalmente vorrà del contante in cambio di questo titolo, ma a che prezzo si potrà fare questo scambio? È necessario allora un accordo simultaneo con le banche, che non è detto che per il piccolo imprenditore sia vantaggioso. Credo quindi che la situazione sia molto complessa e che non esistano soluzioni semplici: ci sono dei debiti che vanno pagati, e non si possono trovare espedienti per risolvere così superficialmente il problema. Ci sono imprenditori, che a loro volta hanno dipendenti da pagare, che si trovano di fronte a uno Stato che non rispetta i suoi obblighi, e si tratta certamente di una situazione inaccettabile.

 

(Claudio Perlini)