Si può dare una valutazione complessiva e di indirizzo, di scelta politica del “pacchetto” di liberalizzazioni varato dal “Governo dei tecnici” di Mario Monti. Ma è anche necessario, dato che le liberalizzazioni non sono state ridotte a pochi settori, scendere poi nel merito degli interventi nei vari comparti. Seguendo questa strada le valutazioni sfumano, sembrano differenti e, alla fine, lo stesso impianto complessivo appare di poco sufficiente rispetto alle aspettative del Paese.Il professor Ugo Arrigo, docente di Finanza pubblica all’Università di Milano Bicocca, ha guardato con la sua competenza il testo del comunicato stampa del Governo dopo la riunione-fiume, forse uno dei più lunghi Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, e ne ha tratto alcuni indicazioni di massima. Anche perché i provvedimenti sulle liberalizzazioni sono all’inizio e non dovrebbero essere terminati, ma  anzi dovrebbero susseguirsi nelle prossime settimane.



Professor Arrigo, che cosa ne pensa complessivamente di questo provvedimento che alcuni giornali hanno sbandierato come una “superlenzuolata” di liberalizzazioni?

Non c’è dubbio che, prese nel loro complesso, si vada nella direzione giusta, che l’obiettivo sia liberalizzare il Paese. Ma occorre anche aggiungere che leggendo il testo, mi sembra che questo primo provvedimento abbia un impatto molto modesto rispetto alle nostre necessità.



Scusi professore, ma come si può affermare che queste liberalizzazioni possano stimolare la crescita italiana per un valore pari al 10% del Pil?

In questo caso mi sembra che ci sia una sorta di “falso ideologico”. La stima è fatta su documenti di organismi internazionali e di studi, ma riguarda una liberalizzazione complessiva, autentica del Paese. Con tutti i settori veramente liberalizzati, si può ipotizzare che avvenga una simile crescita nel medio termine-lungo termine Ma non mi pare che sia questo il nostro caso.

Restiamo ancora all’impianto generale del comunicato del “pacchetto” delle liberalizzazioni, che cosa la colpisce di più?



E’ vero che vengono toccati molti settori. Ma quello che si nota è che verso i settori piccoli si va a fondo, anche in modo dettagliato. Un classico esempio è quello dei tassisti. Quando si toccano i grandi settori, quelli più corposi e anche più importanti, mi pare che ci si fermi a una spolveratina. Insomma che si sfumi di più sugli interventi da fare.

Proviamo a guardare, rapidamente, alcuni settori. Uno dei più decisivi era quello che riguardava l’energia, in sintesi lo scorporo della rete, la separazione tra Eni e Snam.

Decisione importante, liberalizzazione determinante per un paese. Ma non riesco a comprendere perchè si scelga una strada più lunga di quello che era necessario e che era possibile fare. Lo scorporo verrà realizzato tra sei mesi. E va bene. Ma è previsto in decreto, un passaggio in Parlamento. Che ragione c’è?  Non potevano farlo subito? Il Tesoro è il maggiore azionista. Non è che si voglia essere prevenuti e sospettosi, ma non si capisce perché si è voluto scegliere questa strada più lunga.

Parliamo dei trasporti, delle ferrovie.

Qui le cose si fanno un po’ più complicate. La decisione di liberalizzare e di separare la rete verrà affidata a un’Autorità dei trasporti che non c’è ancora. E quell’Autorità, al momento inesistente, dovrà decidere “dopo un adeguato periodo d’osservazione” sull’esperienza di altri paesi se farla oppure no. Insomma un bel rinvio e soprattutto detto in modo piuttosto etereo. Ma che cosa c’è da osservare adeguatamente? Da noi, in Italia, i passeggeri sono calati, nei paesi dove la liberalizzazione è stata fatta sono aumentati in percentuali rilevanti. In questo caso mi sembra che manchi un po’ di coraggio.

Poi ci sono questioni relative alle banche e alle assicurazioni.

Non mi sembrano di grande impatto e non si riesce a comprendere come possano essere realizzate in un sistema bancario come il nostro. Quanto alle assicurazioni, credo che chi ti offre una polizza sia collegato a una compagnia di assicurazioni. E allora come fa a proporti tre opzioni differenti? Quanti sono gli agenti in Italia che possono permettersi di comportarsi in questo modo e quale rapporto hanno poi con la loro compagnia? Forse avranno altre misure da suggerire, ma al momento, non mi pare una cosa semplice.

Farmacie, notai, tassisti…

Nei primi due casi, la risposta è “così così”. Con i tassisti sono stati molto precisi e la categoria, che sta scalpitando, se ne è accorta. In sostanza ritorniamo a quello che si è detto all’inizio che con i settori meno decisivi si è andati a fondo, mentre con quelli decisivi si è andati con mano morbida. In alcuni casi si sceglie la strada lunga, sperando che allungando la strada non si dimentichi l’obiettivo, in altri casi si sono trovate soluzioni più rapide. C’è poi da aggiungere un’altra considerazione. Non si capisce perché per liberalizzare si debba ricorrere a una pletora di altre norme, leggi, regolamenti.

(Gianluigi Da Rold)

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