«Le manovre che il Paese ha dovuto affrontare per ridurre il debito e la recessione che stiamo vivendo hanno chiaramente effetti depressivi sul reddito delle famiglie, quindi in realtà il dato di cui stiamo parlando era atteso», spiega Leonardo Becchetti, Professore Straordinario di Economia Politica presso l’Università di Roma Tor Vergata. In questa intervista per ilsussidiario.net il professor Becchetti commenta i dati relativi all’indagine, condotta da Bankitalia, sui bilanci delle famiglie italiane, che rivela una diminuzione di reddito del 2,4% rispetto al 1991. 



Professore, cosa dovrebbe fare adesso il sitema Italia?

Quello che è opportuno fare, adesso che i conti pubblici sono in equilibrio grazie a un avanzo primario tra il 4% e il 5%, è rilanciare tutto ciò che si riuscirà a risparmiare da qui in poi. Tutto ciò che si riuscirà a recuperare deve andare a ridurre le tasse sul reddito e le tasse sul lavoro, perché c’è bisogno di restituire potere d’acquisto ai cittadini. Bisogna procedere a saldi invariati, quindi se si risparmia qualcosa non c’è più il bisogno di aumentare l’avanzo primario, altrimenti il rischio è di ottenere effetti ancora più recessivi.



Secondo l’indagine di Bankitalia il reddito familiare medio risulta inferiore per le famiglie residenti al Sud e nelle Isole. Cosa ne pensa?

La differenza tra Nord e Sud in Italia è ben nota, e sappiamo che il tenore di vita del Settentrione è pari a quello delle province più ricche d’Europa, mentre quello del Meridione è vicino a quello della Grecia. Il divario geografico è quindi chiaro e non si è ridotto neanche in un momento come questo, per cui è necessario promuovere delle politiche che stimolino lo sviluppo del Mezzogiorno. È fondamentale da questo punto di vista aggredire il problema della criminalità, insieme a quello del capitale sociale, di cui il Sud soffre una cronica scarsità: mancano infatti quella fiducia e quella cooperazione che sono poi le molle fondamentali per generare benessere e sviluppo.



Come commenta invece il dato secondo cui il reddito delle famiglie in cui il capofamiglia ha la cittadinanza straniera risulta in media inferiore di circa il 45% a quello delle famiglie italiane?

Abbiamo ancora famiglie immigrate che sono di prima o di seconda generazione, quindi arrivate nel Paese non certo con qualifiche elevate, ma per svolgere lavori non qualificati. È evidente allora che questo poi si riflette sul reddito, però man mano che le generazioni si susseguono gli immigrati si fanno anche strada, grazie a una maggiore dinamicità e una grande voglia di emergere.

Parliamo invece del risparmio delle famiglie, che nel 2010 è stato di circa 50 miliardi di euro. Come si può commentare questo dato?

In questo momento difficile per tutti è chiaro che il risparmio si assottiglia, e molte famiglie non riescono neanche più a risparmiare. L’Italia è comunque un Paese tradizionalmente ad alto risparmio, in cui esiste proprio una cultura di mettere da parte risorse, però è evidente che in un periodo così pesante di crisi economica non solo si assottiglia questa possibilità, ma si attinge anche a quelle che sono le riserve messe da parte nel passato.

Un altro preoccupante dato rivela invece che il 27,7% delle famiglie italiane risulta indebitato, per un ammontare medio di 43.792 euro. Cosa ne pensa?

Prima della crisi la situazione del nostro Paese era migliore rispetto a quella di tanti altri paesi, proprio per questa maggiore propensione al risparmio, che poi è particolare dei paesi che hanno vissuto la guerra, come Germania, Italia e Giappone. Se andiamo quindi a guardare i rapporti ricchezza-reddito e debito-reddito delle famiglie, l’Italia resta uno dei Paesi migliori a livello mondiale. La ricchezza italiana è 5 o 6 volte il debito pubblico, e non parlo solo della ricchezza in immobili, ma anche di quella liquida, quindi l’Italia resta senza dubbio un Paese che, purtroppo anche grazie all’evasione, ha comunque delle buone riserve di ricchezza. E in cui, se guardiamo agli altri paesi europei, le famiglie non sono poi così indebitate.

Cosa pensa del decreto-legge sul sovra indebitamento, la cosiddetta “legge salva-famiglie”, che mira a  fronteggiare le situazioni di crisi delle famiglie italiane?

Uno dei problemi principali del sistema economico in generale è la sottovalutazione dell’importanza della vita di relazioni. Si tratta di un fatto molto grave, un problema che definirei di riduzionismo filosofico: pensare che le persone siano delle monadi e costruire delle politiche conseguenti ha avuto degli effetti molto negativi sul benessere della gente. C’è quindi tutta una serie di dati che parla di fallimento delle relazioni, e proprio per questo la famiglia deve essere sempre di più un bene fondamentale su cui bisogna investire, perché produce capitale sociale e benessere.

 

(Claudio Perlini)