La Fed ha congelato i tassi di interesse, mantenendoli a livelli pressoché pari allo zero; ovvero, in un range compreso tra lo 0 e lo 0,25%. Un tasso che, relativamente al costo del denaro, è decisamente esiguo. E che resterà in vigore fino al 2014. Basti pesare che quando la Bce ha deciso di tagliarli all’1% si è parlato di manovra epocale. Il problema, in realtà, consiste nel fatto che la ripresa, in Usa, c’è, ma è debolissima. La mossa della Fed è finalizzata a non ostacolarla. Nel timore che la situazione economica europea, inoltre, possa contagiare quella americana. «Significa che la Fed non si attende, nei prossimi mesi, un andamento dell’economia vigoroso. I tassi congelati lasciano intendere, effettivamente, che tra poco l’Europa potrebbe andare in recessione», afferma, raggiunto da ilSussidiario.net Emilio Colombo, docente di Economia internazionale presso l’Università Bicocca di Milano. Che spiega come l’Europa potrebbe inficiare la ripresa Usa: «La ripresa, negli Stati Uniti è debole perché è debole la domanda interna. E l’andamento negativo dell’economia europea determinerebbe anche una riduzione di quella esterna». In particolare, tale contagio, solitamente, passa tramite due canali: «Quelli finanziari – le banche – che hanno determinato la crisi del 2008-2009; e quelli dell’economia reale, basati sugli scambi commerciali. Quindi: se noi siamo in recessione, importeremo di meno dagli Stati Uniti, mentre loro esporteranno meno».

Resta da capire se anche la Bce abbasserà a tal punto i propri tassi. «È una carta che Draghi si giocherà nei prossimi messi, se le prospettive resteranno tali. Con un’enorme differenza, rispetto alla Fed: questa, infatti, agisce come prestatore di ultima istanza per gli Stati Uniti, mentre la Bce, per Statuto non può farlo». Un problema sottolineato dalla maggior parte degli analisti. «Tant’è vero – continua Colombo – che lo spread italiano continua a mantenersi a livelli inaccettabili, nonostante i ripetuti intereventi dell’istituzione europea». Ecco come opera la Fed: «La banca centrale ha il ruolo di controllare l’offerta di moneta nel sistema economico e di far sì che il canale del credito possa funzionare. Esso si basa, fondamentalmente, su prestiti interbancari che garantiscono la messa in circolazione della liquidità». 

Quando questo non avviene e il credito, di conseguenza non arriva a imprese e famiglie, la Banca centrale interviene. «La Fed garantisce i prestiti della banche e interviene immettendo grossa liquidità quando le banche sono in difficoltà». È quanto, in parte, ha fatto la Bce, prigioniera, tuttavia, di un equivoco di fondo: «Essa, infatti, può acquistare titoli sovrani. Lo fa tutti i giorni, in operazioni di mercato aperto; ma non può farlo nel momento in cui questo è visto come un’operazione di monetizzazione del debito.  Se la Bce intervenisse in casi come Spagna, Italia, o Portogallo, l’operazione sarebbe considerato un finanziamento del deficit non consentita. Ora, – conclude Colombo – dal momento che gli Stati sono 17, la Bce dovrebbe poter intervenire facendo in modo che tutto il sistema creditizio deve funzionare».