Dopo le liberalizzazioni, le semplificazioni; niente fasti retorici (e parecchio folkloristici), come ai tempi dell’istituzione di un ministero preposto: basterà un semplice decreto. E, da domani, spariscono 480mila leggi ridondanti. Poi, si procederà a uno sfoltimento sistemico del quadro burocratico-fiscale. La settimana prossima sarà varato un pacchetto per semplificare il rapporto dei cittadini con il fisco. Scopo di tutto ciò, è agevolare la lor vita, facilitandoli nel pagamento delle tasse e implementare la lotto all’evasione fiscale grazie a un contesto di riferimento più meno impenetrabile. «Il principio di fondo è corretto: più semplicità significa più trasparenza; e, di conseguenza, più facilità di controllo (e autocensura). Quindi, successo assicurato», afferma, raggiunto da ilSussidiario.net, Gilberto Muraro, professore di Scienza delle finanze presso l’Università di Padova .«Su questa linea, occorre dare atto a Tremonti di una certa sensibilità. Aveva, infatti, introdotto notevoli semplificazioni. Molto, ovviamente, rimane da fare», aggiunge, precisando che non si deve cader preda di facili entusiasmi. «Non esaltiamo questa strada ai fini della lotta all’evasione. Come ripetuto più volte, infatti, essa si sconfigge, essenzialmente, attraverso l’arma informatica, attraverso dei dati che messi a colloquiare tra di loro in modo da fornire un chiaro identikit del contribuente». Altro fronte sul quale il governo intende intervenire, è quello dei circa 720 regimi di agevolazioni fiscali. Cancellandone molti.



«Il fatto che siano così numerosi impedisce un giudizio negativo o positivo sul loro complesso. È necessario verificare caso per caso. Di sicuro, ci sono delle agevolazioni, sulla famiglia, ad esempio, che non potranno essere eliminate se non all’interno di una nuova e più efficace politica familiare. Ce ne sono tante alte che invece vanno eliminate». Non di certo perché ingiuste, specifica il professore: «Quando furono introdotte rispondevano a una sensibilità sociale; oggi, tuttavia, si tratta di lussi che non siamo più in grado di permetterci. Contribuiscono, inoltre, alla complicazione a dismisura dell’attività di gestione del rapporto fiscale». Ecco i rischi che determinano: «Da un lato inducono in tentazione, ovvero a collocarsi, forzatamente, in alcune agevolazioni. Presumono, inoltre, numerosi controlli. E, come in tutti i casi, si pongono due problemi. Primo: i costi. Secondo: chi controlla i controllore, onde evitare spazi per potenziali corruzioni?». Attualmente, quindi, non c’è alternativa, «le agevolazioni fanno perdere soldi all’erario,  vanno destinate, quindi,  con estrema oculatezza. Si stabilisca, ad esempio, che sono legittime laddove una spesa incida più di una certa percentuale sul proprio reddito». 



Si parla, infine,  della riduzione del numero di aliquote fiscali sulle persone fisiche. Molti temono l’inghippo: ovvero, che per pochi spiccioli, ci si possa ritrovare in uno scaglione contributivo decisamente più oneroso rispetto al precedente. «Preferisco pensare che la stagione in cui Berlusconi andava solennemente affermando che sarebbe stata varata la riforma tributaria con due sole aliquote, il 23% e il 33%, sia definitivamente archiviata; si deve evitare di fare discorsi parziali, perché si rischia di ottenere effetti perversi, contrari a quelli perseguiti. A tempo debito, dunque, si farà un discorso, in generale, sull’Irpef».