Il nuovo decreto settimanale del Governo dei tecnici, soprannominato “Semplifica Italia”, contiene in teoria delle buone cose. Il problema che però lascia perplessi, fino a pensare che il decreto possa diventare uno “specchietto per le allodole”, è la portata che può avere realmente nell’attuale situazione italiana. A ben guardare si lavora sempre sulla “cornice”, ma il fatto vero è che all’interno di questa cornice manca sempre il “quadro”. Il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze ed economista, dimostra più o meno lo stesso scetticismo di fronte alla lettura dei punti del decreto presentati oggi, dopo un nuovo lunghissimo Consiglio dei ministri.
Una parte consistente della semplificazione a favore delle imprese riguarda gli appalti pubblici. Oggi in media un’impresa presenta 27 volte la stessa documentazione. Il decreto legge prevede che tutti i documenti contenenti i requisiti di carattere generale, tecnico-organizzatico ed economico-finanziario delle aziende vengono acquisiti, e gestiti, dalla Banca dati nazionale dei contratti pubblici. In questo modo si risparmia due volte.
Risparmia la Pubblica amministrazione e risparmiano le imprese. Che ne pensa?
In sé il fatto è positivo. È evidente che se si elimina una serie di documentazioni, si semplifica. Sarebbe un provvedimento di buona portata, chi può negare una cosa del genere. Però, mi scusi, il problema è un altro e riguarda il momento che stiamo vivendo. Parlo del momento congiunturale economico. Noi stiamo semplificando la documentazione sugli appalti quando gli appalti sono bloccati e non ce ne sono. Mi sembra che ridurre la documentazione diventi irrilevante in una situazione come questa.
Complessivamente, professor Forte, anche se occorre dare uno sguardo più approfondito a questo decreto, qual è la sua impressione generale?
A mio parere si sta girando intorno al problema, che rimane quello della crescita. Qui si continuano a fare regole, si prefigurano anche semplificazioni e liberalizzazioni a scarto ridotto di fronte a previsioni “terroristiche” del Fondo monetario internazionale e a stime non rassicuranti di altri organismi. Mi sembra che il Governo continui a prefigurare situazioni che non corrispondono alla realtà. Alla fine viene spontaneo dire che vengono predisposti dei provvedimenti suggestivi e pittoreschi, ma la situazione italiana deve fare sempre i conti con una crescita che non viene affrontata nella giusta maniera.
A che cosa sta pensando? Al “pacchetto” delle liberalizzazioni che è stato presentato settimana scorsa?
Anche a quello. A che cosa sia servita la liberalizzazione dei taxi non lo so proprio, me lo devono spiegare. Ma quello che mi è venuto in mente in questi giorni è stato l’isolamento della Sicilia, la cosiddetta “protesta dei forconi”, dove sono emerse una serie di questioni che avrebbero potuto essere affrontate con una grande infrastruttura come il Ponte sullo stretto. Invece si continua a lasciare gli autotrasportatori con i loro problemi ad affrontare il “Caronte” del traghetto e a lasciare isolata la Sicilia.
Insomma affrontare semplificazioni e liberalizzazioni in questo momento non ha quasi senso.
Se non si affronta il problema della crescita, tutti questi provvedimenti sono pallitiavi irrilevanti. A parte il fatto che nella semplificazione dovrebbero essere contemplate anche una serie di cancellazioni che riguardano norme fiscali, norme antiriciclaggio, divieto di circolazione del contante. Queste cosa sono? Saranno state inserite per motivi specifici, ma sono spesso grandi intralci. In più ci sono spesso rapporti con i Comuni che comportano pratiche che diventano delle torture.
In compenso i cittadini avranno tempi più rapidi negli atti di trascrizione dello stato civile, come nel matrimonio.
Si, questo è veramente conturbante. Chissà se due persone che si sposano sono oggi più preoccupate dalla velocità degli atti di trascrizione oppure dal fatto di possedere una casa.
(Gianluigi Da Rold)