I leader europei si incontrano oggi a Bruxelles per il primo vertice Ue del 2012. Nella riunione informale, che dovrebbe avvenire tra le 15 e le 19, si discuterà di diversi temi, tra cui l’occupazione, in particolare quella giovanile, e il Fiscal Compact, un patto di bilancio tra gli Stati membri di rigore fiscale e politiche di sviluppo. Nella giornata di ieri il presidente francese Nicholas Sarkozy ha fatto sapere che la situazione si sta “stabilizzando” e che l’Europa non è più “sull’orlo del baratro”, anche grazie alla misure adottate dall’Itlia che sono state definite “forti e giuste”. La Germania ha invece proposto ieri il commissariamento della Grecia per quanto riguarda la gestione del bilancio, ma il Paese a rischio default ha risposto negativamente alla cancelliera Merkel. Per capire meglio cosa accadrà oggi in questo vertice europeo, il sussidiario.net ha rivolto delle domande a Gianni Credit, giornalista economico, e a Marco Lira, manager di una società di investimento di rilievo globale con sede negli Stati Uniti. Riguardo le attese, quest’ultimo spiega che «le aspettative di un maggior coordinamento delle politiche fiscali europee per mezzo di una maggiore rigore fiscale e un assetto istituzionale più appropriato abbiano trovato risposta nella proposta di riforma del patto di stabilità e nel cosiddetto “fiscal compact”. Il nuovo sistema è decisamente più chiaro del precedente, lasciando meno spazio per l’interpretazione e conseguente interferenza politica dei singoli Stati. L’aspetto di maggiore chiarezza penso sia il punto fondamentale che possa far riguadagnare all’Europa la credibilità e la fiducia degli investitori stranieri». Gianni Credit spiega invece che «salvo colpi di scena del tutto non augurabili, dal vertice uscirà un testo più puntuale e vincolante del comunicato programmatico emesso al termine del summit del 9 dicembre: e questo non potrà non dirsi un successo inconfutabile e non marginale. Ma – come il 9 dicembre – la bozza di riforma dei trattati Ue avrà anzitutto solo 26 firme: non quella della Gran Bretagna, che sullo scacchiere geopolitico ospita l’hub europeo della finanza globale.
Il dato economico-finanziario (il progresso del “fiscal compact” a beneficio dell’euro) rischia di essere vanificato dal contesto di perdurante frammentazione politica dell’Unione, che è poi quello che i mercati hanno ripetutamente mostrato di paventare, al di là delle debolezze specifiche della costruzione economica europea».