Il capitalismo si rinnova e assume linfa vitale e nuove forme grazie allo Stato. Un paradosso. Ma, in questi tempi di crisi, dove il sistema economico che ha connotato per decenni l’Occidente è imploso rivelando la sua inadeguatezza, non più di tanto. Strumento della ripartenza economica, quindi, si potrebbe rivelare Fondo Strategico Italiano Spa (Fsi), una holding di partecipazioni lanciata dalla Cassa depositi e prestiti il cui obiettivo è quello di contribuire allo sviluppo delle imprese italiane. Ancora in via di definizione, il suo azionista di riferimento sarà la Cdp, ma saranno ben accetti soci di diversa natura, quali fondazioni bancarie, banche, assicurazioni, casse previdenziali o altri investitori istituzionali. Dotato di 4 miliardi di euro, con l’obiettivo di arrivare almeno a 7, in molti temono i rischi di un’entrata gamba tesa dello Stato nel nostro sistema produttivo. «In questa fase, qualunque manovra o correzione a sostegno della collettività è la benvenuta. Ogni possibile strada per potere risolvere i problemi della nostra economia va tentata», replica, raggiunto da ilSussidiario.net Gaetano Troina, professore di Economia aziendale nell’Università di Roma Tre. Secondo il professore, sono due, in particolare, i settori cui occorre il maggiore aiuto: «La Cdp dovrebbe immettere liquidità, prevalentemente, nella piccole e medie imprese e nel comparto agricolo». Con finalità, ovviamente, distinte: «Nel primo caso, anzitutto, occorre evitare i famosi finanziamenti a pioggia; la loro erogazione deve essere legata a progetti prestabiliti, valutati da un comitato appartenente al fondo».
Diversa è l’emergenza del settore agricolo: «Quest’ultimo, al momento, è quello che in Italia sta versando nelle maggiori difficoltà e in una situazione di estremo disagio. Anche a causa di un sistema produttivo non adeguato ed estremamente costoso, l’Italia è sempre più costretta ad rivolgersi al mercato estero. Se l’Fsi garantisse la mera sopravvivenza di svariate imprese agricole, sarebbe già un miracolo». La nuova funzione della Cdp potrebbe determinare un trend favorevole anche in un altro caso: «Se fosse messa – continua Troina – nelle condizioni di fare concorrenza alle banche. Se determinasse, cioè, lo sblocco del credito da parte loro nei confronti delle imprese».
In ogni caso, il fronte su cui agendo si sortirebbero, idealmente, i maggiori vantaggi, secondo il professore resta un altro: «Sarebbe più opportuno un intervento a livello legislativo finalizzato ad agevolare fiscalmente le imprese, grazie a degli sgravi contributivi. Altra misura determinante, che andrà ulteriormente implementata, è quella relativa allo sblocco dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni». I ritardi delle quali, come è già stato sottolineato su queste pagine, ha determinato buona parte dello stallo del sistema.