Nel 2012 l’economia italiana non andrà così male come i più temono e potrebbe dare perfino buone sorprese verso fine anno. L’estremo pessimismo economico nel 2011 era giustificato a causa della prevalenza di due politiche anticrescita in Europa, imposte dalla Germania: (a) l’obbligo del rigore anche a scapito dello sviluppo; (b) più importante, il divieto alla Bce di bilanciare con una politica monetaria espansiva la deflazione conseguente allo scopo di evitare inflazione. A ciò si è aggiunto l’incredibile diktat tedesco al riguardo del caso greco – punire invece di salvare – che è stata la causa diretta, per contagio, della crisi di sfiducia del mercato sui nostri titoli di debito. Gli operatori hanno pensato che se l’Europa non agisce come garante solidale delle nazioni più indebitate, allora queste potrebbero diventare insolventi.
In sintesi, il mercato ha visto nel 2011 gli stessi errori gestionali che furono fatti dai governo e Banca centrale americani nel 1929-30 quando reagirono all’implosione di una bolla con politiche restrittive (fiscali e monetarie) invece che espansive così creando una depressione strutturale. Il pessimismo sull’Eurozona, poi, fu amplificato dal fatto che in primavera la ripresa americana ripiegò su una tendenza stagnante non capace di trainare la domanda globale, infatti ora in contrazione con impatto recessivo sulle nazioni esportatrici, in particolare Cina, Germania e Italia.
Il rigore estremo per limitare l’aumento del debito combinato con la tendenza recessiva ha fatto calcolare al mercato che l’Italia non avrebbe avuto crescita (gettito) sufficiente per ri-finanziare il suo enorme debito e ha continuato a pretendere un premio di rischio (rendimento) altissimo per comprarne i titoli. Siamo arrivati alla fine dell’anno avvolti da una profezia catastrofica: l’Italia non riuscirà a sostenere il costo di rifinanziamento del debito (quasi 300 miliardi nel 2012) e sarà costretta a dichiarare insolvenza.
Ma proprio il fatto di essere arrivati a un millimetro dall’orlo del burrone ha finalmente mosso le istituzioni europee, e l’Italia stessa, verso la giusta risposta alla crisi. La Bce ha avviato un programma triennale di fornitura illimitata di liquidità al sistema bancario. Una banca riceve soldi al costo dell’1% e può dare in garanzia un qualsiasi titolo anche di mediocre affidabilità. La Bce, che non può per statuto comprare direttamente titoli di eurodebito in asta, ha dato un messaggio chiaro e forte al mercato: darà i soldi che serviranno, senza limiti a priori, alle banche affinché sia comprino loro l’eurodebito, riducendone così i costi, sia mantengano il credito alle imprese.
In sintesi, la probabilità di insolvenza, di crisi bancaria e di restrizione del credito nell’Eurozona si è ridotta di molto. Non basterà, ma “comprerà” tempo per trovare soluzioni di miglior bilanciamento tra rigore e crescita nel negoziato europeo in corso, a sollievo dell’Italia che ha dimostrato di saper mettere in ordine il proprio bilancio. La recessione non potremo evitarla perché le tasse toglieranno soldi al sistema in quantità non bilanciate dall’export, ma è probabile che non sarà così grave come si teme.
Se poi, in estate, l’America ripartirà (probabile) e il caso greco non andrà fuori controllo (ci stanno lavorando) c’è una buona probabilità che torni nel mercato la fiducia sulla crescita globale futura e sulla tenuta dell’Eurozona. Tale clima ci farebbe finire l’anno in ripresa, annunciando un 2013 in espansione. Resistete con ottimismo fino ad allora: investite, chi può consumi e aiuti chi è nei guai.