Detraibilità delle spese mediche addio a partire da tutto il 2012. Le nuove misure contenute nel ddl stabilità prevedono infatti che la nuova franchigia sarà più alta (250 euro e non più 120) e anche retroattiva. Mentre gli effetti benefici del taglio di un punto percentuale sulle aliquote Irpef dei redditi più bassi (che entreranno in vigore solo dal 2013) saranno annullati in partenza dall’innalzamento contestuale di un punto percentuale dell’Iva. A svelare ai lettori de IlSussidiario.net gli stratagemmi del governo Monti è il commercialista Paolo Costanzo, che si è concesso anche qualche suggerimento al governo.



Il ministro dell’economia Vincenzo Grilli intanto, per provare a spiegare le novità, si è lasciato andare a dichiarazioni quantomeno enigmatiche dicendo che “è una situazione complessa, con una serie di tecnicalità che si ripresentano ogni volta che si toccano le aliquote”, ma quello che è certo è che “il nuovo sistema di detrazioni partirà dal 1 gennaio 2013 dal punto di vista di cassa”. Così ha infatti risposto il ministro Grilli, alla domanda se le nuove disposizioni possano considerarsi retroattive. Retroattività confermata dunque, almeno così pare. Il taglio delle detrazioni, ha poi ricordato il ministro, vale 1 miliardo rispetto ai 6,5 derivanti dal taglio di un punto dell’Irpef sulle aliquote più basse: “Ci sono 5,5 miliardi che entrano nelle tasche degli italiani“. Ma a svuotarle, come detto ci penserà l’Iva. Il perché ce lo spiega proprio Costanzo.



Stando a quanto contenuto in una bozza circolata nelle ultime ore, la stretta sulle detrazioni e deduzioni fiscali prevista dalla Legge di stabilità 2013 sarà retroattiva al 2012, in deroga allo Statuto del contribuente. Cosa significa? E quanto è lecito?

Significa che anche chi quest’anno ha sostenuto spese mediche o di altro tipo pensando di poterle dedurre dalla propria dichiarazione dei redditi, adesso si trova la sorpresa di non poterlo più fare laddove gli importi non dovessero rientrare nelle nuove soglie previste dal disegno di legge. Certo è che, se sarà confermata, questa è una misura non conforme allo Statuto dei contribuenti, che detta i principi per un rapporto sano tra Stato e cittadino, tra i quali indubbiamente rientrano il fatto che le norme non devono avere effetto retroattivo e che non devono penalizzare i contribuenti.



Per ora non sono detraibili le spese inferiori a 129 euro, ma presto la nuova franchigia passerà a 250. Non è un aumento da poco.

Mettere la franchigia a 250 euro significa stabilire che la maggior parte delle spese mediche – il dentista o le visite specialistiche, per esempio – non saranno più detraibili. Per fortuna che le spese mediche non sottostanno alla detrazione di imposta massima fissata a 3 mila euro. Almeno così non si viene a creare un effetto paradossale per chi purtroppo deve sostenere spese mediche tali da richiedere esborsi superiori ai 15 mila euro.

Quali sono le detrazioni e deduzioni che dovranno sottostare alle nuove regole?

Sicuramente le spese mediche. Poi potrebbero essere coinvolte anche le spese per l’istruzione, gli interessi passivi sui mutui contratti per la prima casa, le spese funebri e quelle veterinarie.

La riduzione delle aliquote Irpef, invece, scatterà solo l’anno prossimo. Non le sembra un po’ ingiusto? Due pesi e due misure da parte del fisco.

Non ci darei troppo peso, perché tanto la riduzione delle aliquote Irpef di un punto percentuale per le due fasce di redditi più bassi sarà compensata dall’incremento dell’1% sull’Iva. Di fatto, con un reddito di 30 mila euro le aliquote Irpef incidono per 163 euro e l’Iva per 180. L’effetto, si vede a occhio, è nella maggior parte dei casi nullo se non addirittura peggiorativo. E il saldo comunque sarà negativo per la maggior parte delle persone.

Lunedì il disegno di legge verrà presentato alla Camera. Cosa si aspetta che possa succedere?

Non lo so. Fatta così, la legge di stabilità mi sembra una manovra “raffazzonata”. Era meglio lasciare le cose come stavano senza toccare né l’Iva, né le detrazioni. La retroattività invece darà un vantaggio in termini di gettito sul 2012. Il coacervo delle manovre alla fine darà un gettito più alto che avvantaggerà le casse dello Stato, ma non quelle dei contribuenti, visto i consumi che si stanno deteriorando.

E cosa si dovrebbe fare dal suo punto di vista?

Agire sulla spesa pubblica che ha superato gli 800 miliardi di euro e lavorare di più sulla cessione e valorizzazione di asset pubblici e sulla spending review che finora è stata praticata ben poco perché hanno pesato le resistenze di molti. Io poi farei un fondo attraverso il quale ridurre il carico fiscale per ogni somma recuperata dalla lotta all’evasione. Ma il governo ha preferito ricorrere alla soluzione più semplice: innalzare il carico fiscale, anziché ridurlo.

 

(Matteo Rigamonti)