I risultati del summit del Fondo monetario internazionale di Tokyo possono essere sintetizzati in quattro punti: (a) la crescita globale resterà ancora in contrazione per buona parte del 2013; (b) la ripresa globale sarà poca e lenta a causa dei problemi nelle locomotive europea e americana; (b) i programmi di austerità nell’Eurozona sono controproducenti perché, deprimendo in modo eccessivo la crescita, riducono il gettito fiscale che serve per pareggiare i bilanci e quindi aumentano i debiti nazionali; (c) per questo motivo l’Eurozona è imputata da tutto il mondo di essere la causa principale sia della recessione globale, sia dell’instabilità finanziaria; (d) il Fmi, nella sua missione statutaria di garantire la stabilità economica mondiale, ha raccomandato una serie di misure, per lo più indirizzate verso l’Europa, per correggere gli eccessi di austerità e irrobustire la ripresa, individuando nel summit della prossima primavera una data ravvicinata per valutarne gli effetti.
In sintesi, l’Eurozona è stata imputata di attentato alla stabilità mondiale e il Fmi, a nome del resto del pianeta, farà di tutto per far cambiare politica ai suoi governi. Ciò è stato comunicato in modo diplomatico, ma è la sostanza. Tale posizione, già espressa meno pubblicamente dall’estate scorsa, ha indotto il passaggio repentino della Merkel, e del governo tedesco, da una posizione di assoluto rigore a una più lasca per schivare l’imputazione.
Tale inversione ha permesso alla Bce di annunciare la garanzia illimitata, fino ad allora ostacolata dalla Germania, degli eurodebiti in sofferenza per almeno attutire questo aspetto delle tendenza depressiva in Europa. Ma non è bastato. Ora la pressione del Fmi, probabilmente, forzerà Berlino ad accettare di dare più tempo e aiuti alla stremata Grecia, e al Portogallo, nonché alla Spagna, per evitare una loro crisi di insolvenza che contagerebbe il pianeta. Ed è anche probabile, nonché già visibile, che vi sarà un ammorbidimento dei requisiti e dei tempi per ottenere il pareggio di bilancio come imposto dal trattato Fiscal Compact (convergenza fiscale).
Inoltre, i governi dell’Eurozona stanno accelerando i lavori per varare, forse entro ottobre, un altro trattato che ne bilanci le restrizioni eccessive, denominato Growth Compact (convergenza per la crescita).
In sintesi, il mondo ha bacchettato l’irrealismo economico dell’Eurozona a conduzione tedesca. Per gli italiani, devastati da un rigore inutile ed eccessivo, è una buona notizia.