Una quinta colonna tedesca in Europa? La proposta del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, di istituire un superministro per la stabilizzazione dell’euro non può non lasciare perplessi. Se già adesso, tra gli Stati comunitari, serpeggia il malcontento per le logiche austere e punitive imposte da pochi ai più, cosa accadrebbe con un commissario dotato di poteri analoghi a quello alla Concorrenza? Lo abbiamo chiesto a Emilio Colombo, docente di Economia internazionale presso la Bicocca di Milano.



Come giudica l’ipotesi avanzata dal ministro tedesco?

La proposta si inserisce all’interno di una visione che la Germania ha portato avanti negli ultimi mesi e che consiste nel chiedere, in cambio di forme di mutualizzazione del debito, la centralizzazione della gestione delle politiche. Che questo si verifichi attraverso un Fiscal compact, o un ministro delle Finanze unico, fa poca differenza. Si tratta di strumenti diversi per raggiungere lo stesso obiettivo. Nessuna novità, quindi, su questo fronte.



Secondo lei, si tratta di un’ipotesi fattibile?

Credo che sia un passo che l’Europa, prima o poi, dovrà compiere necessariamente. Non è pensabile, infatti, che la condivisione del debito non proceda di pari passo con la condivisione delle politiche di bilancio.

Quali saranno le conseguenze di questo processo?

Saranno tutt’altro che indifferenti. Comporteranno, infatti, cessione di quote di sovranità per quanto riguarda, in particolare, le politiche fiscali.

Gli Stati membri accetteranno?

Occorrerà un consenso sociale tale da far sì che accettino che le tasse siano decise a Bruxelles. Per questo, ci vorranno anni. Tanto più che, a oggi, i politici europei non hanno fatto nulla affinché i propri cittadini comprendessero l’importanza dell’Europa. Si tratta di un percorso da impostare. Come è da impostare quello che porterà ad accompagnare l’euro con emissioni congiunte di bond. Questa è la prospettiva sul lungo periodo.



E sul breve?

Per ora, le mosse di Draghi e l’istituzione del Fondo salva-stati rappresentano misure volte a spegnere l’incendio finanziario e a creare le condizioni per poter andare avanti.

La Germania e gli altri Paesi del nord non sembrano intenzionati ad accettare gli eurobond, né che la Bce acquisti illimitatamente titoli di Stato sul mercato primario.

Ogni Paese ha il proprio equilibrio politico e un elettorato al quale rispondere; quelli del nord devono trasmettere il messaggio secondo cui sono avversi alla condivisione del debito. Tra le concessioni a breve termine, quindi, non ci saranno gli eurobond. Non dimentichiamo, tuttavia, che la posizione della Germania si è parecchio ammorbidita negli ultimi mesi. Quando la Bce ha fatto presente che intende fare tutto ciò che è nell’ambito del suo mandato per non mettere l’euro in pericolo la Germania non ha obiettato.

Quindi?

Si tratterà di giocarsela sul terreno delle contrattazioni politiche.

Non crede che oltre alle politiche fiscali comuni e alla condivisione dei debiti andrebbero implementate misure volte allo sviluppo di tutta l’Europa?

In tal senso, molto già esiste. Basti pensare a tutti i finanziamenti europei spesso non utilizzati. In ogni caso, nel momento in cui ci sarà una politica fiscale condivisa, disporremo, sicuramente, di maggiori risorse e sarà possibile individuare strategie da attivare a livello comunitario. 

 

 

(Paolo Nessi)