La crisi dell’Eurozona è “in via di superamento”. Lo dice il nostro mitico SuperMario Monti. Ma su cosa si basa per poter fare queste affermazioni? Quali saranno le sue fonti? Speriamo non siano le stesse del Fmi, il quale, come documentato in un mio recente articolo, ultimamente non sembra azzeccare molto le previsioni sull’andamento del Pil italiano (intorno al 25%, a essere generosi).
Le dichiarazioni di Monti vengono da Bruxelles, dove ha partecipato alla periodica riunione del Consiglio d’Europa. Primi Ministri e Capi di Stato si sono incontrati per tentare di trovare un accordo sui prossimi passi da compiere per fronteggiare la crisi. L’unico accordo trovato sembra che sia quello di una vigilanza bancaria centralizzata, in mano alla Bce. Tale vigilanza si renderà necessaria in vista di una serie nutrita di ricapitalizzazioni che riguarderanno diverse banche europee.
Il tipo di decisione non è casuale. In Europa le uniche decisioni e unioni che riescono e interessano riguardano le banche, gli interessi bancari e monetari, le problematiche finanziarie. Non interessa l’unione politica, troppo complicata da realizzare anche per la ricca storia che caratterizza ogni singolo popolo europeo. E poi un’unione politica potrebbe essere pure di intralcio ad avere le mani libere in campo finanziario; i politici, ogni tanto, sono pure portatori di istanze morali; e devono pure rispondere, ogni tanto, agli elettori. Troppe complicazioni.
Non è un caso se gli spread di Spagna e Italia sono calati. I rispettivi governi hanno provveduto a spremere i popoli, non c’è molto margine per la speculazione finanziaria. Ormai i governanti si sono mostrati succubi, per cui la speculazione attende pregustando la prossima portata, cioè le indispensabili (per loro e per i loro interessi) privatizzazioni.
Ma nel frattempo, come va l’economia reale? Il settore auto in Italia è in coma profondo: il dato sulle nuove immatricolazioni ha riportato il settore agli anni Sessanta. Non è uno scherzo, ma la dichiarazione che viene dal presidente dell’Unrae, Jacques Bousquet. Il danno per lo Stato in termini di gettito Iva è di circa 2,3 miliardi di euro per il 2012. Nel frattempo è arrivata la notizia che la Regione Piemonte è “tecnicamente fallita”. La denuncia è dell’assessore alla Sanità, Paolo Monferino. Il buco della sanità supera i 900 milioni, a fronte di un debito complessivo che ha raggiunto i 10 miliardi. Ma si attendono altre sorprese, poiché la Regione avrebbe cancellato dai bilanci trasferimenti alle Asl non ancora compiuti, e ancora attesi dalle stesse Asl.
Occorrerà fare un confronto tra i vari bilanci per capire come stanno realmente le cose: Monferino ha affidato alla società di revisione contabile Deloitte & Touche il compito di incrociare i bilanci delle aziende sanitarie e della Regione per verificare eventuali disallineamenti. Il rapporto sarà pronto a fine mese, ma la cifra trapelata di 10 miliardi rende bene la situazione.
Se l’economia reale soffre, il sistema bancario italiano ha ben poco da ridere. Lo cominciano a sospettare anche all’estero, dove iniziano a circolare valutazioni e articoli sull’impatto che la grave crisi immobiliare, prossima a un importante peggioramento, potrà avere sui conti delle banche. I prezzi delle abitazioni dal 2008 a oggi sono scese in media del 16%, e i prestiti connessi a tale settore sono il 44% di tutti i prestiti concessi dal sistema bancario. Questo vuol dire prossime svalutazioni da mettere in bilancio per un importo che varia tra i 9 e i 65 miliardi di euro, oltre ai 23 miliardi di euro legati ai crediti inesigibili venutisi a creare con la recessione. Un cifra davvero pesante, proibitiva sia per il sistema bancario, sia per le casse dello Stato.
Si fa un gran parlare della bolla immobiliare spagnola. Per fare un paragone, l’esposizione delle banche italiane verso il settore immobiliare è di 662 miliardi di euro, contro i 951 miliardi di euro della Spagna. Non siamo ai quei livelli, ma non possiamo permetterci di dormire sonni tranquilli. A questo punto, prevedere un intervento della Bce, prima o poi, è fin troppo facile. Non si tratta di capire se, ma solo quando sarà necessario inoltrare la richiesta alla Bce. E soprattutto si tratta di capire in quali condizioni.
Con tutto ciò, qual è la preoccupazione di Monti, cos’è che non lo lascia dormire sonni tranquilli? L’euroscettiscismo, questo è il problema! Il vero problema sono “crescenti fenomeni politici ed elettorali di rigetto dell’integrazione” che prendono la forma di “nazionalismi, populismi, odio per il diverso”. Il riferimento di Monti è alla nascita in quasi tutti i Paesi dell’Unione non solo di movimenti euroscettici, ma anche di nuovi partiti considerati espressione dell’antipolitica. Ma per questo il nostro SuperMario ha già pronta la soluzione: “Noi, squadra italiana, lavoreremo con Van Rompuy per mettere in forma uno schema di svolgimento di questa riflessione in una riunione nella primavera prossima che potrebbe avere luogo a Roma, dove l’avventura europea è iniziata”.
Sarà un caso se il M5S di Beppe Grillo è arrivato al 21%, almeno nei sondaggi? Ma c’è un altro partito che la vince su tutti: il partito del non voto, arrivato alla stratosferica cifra del 47% (sondaggio Swg). Ci sarà un partito, nel prossimo futuro, in grado di essere punto di riferimento per tanto malcontento?