Batman for President. C’è una cosa che l’Italia e gli italiani devono fare subito, mettendola in cima alla lista delle priorità, prima ancora del pareggio del bilancio, della guerra allo spread, della lotta alla disoccupazione e della riforma fiscale: la riabilitazione di Franco Fiorito, il gigantesco ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio ora in carcere perché accusato di aver usato i fondi dei partiti (quindi soldi pubblici) per comprarsi appartamenti, Suv, aragoste e chissà che cos’altro ancora. Questo signore va prima di tutto scarcerato, poi riabilitato con una solenne cerimonia pubblica. In seguito, visto che dopo le elezioni di aprile si presenterà il tema della sostituzione di Giorgio Napolitano al Quirinale, il suo nome andrà messo nella rosa dei papabili con buone possibilità di passare al primo turno. Al pari di Fiorito, una riabilitazione di diritto spetta a tutti quanti hanno fatto, come volgarmente si dice, carne di porco delle finanze pubbliche affidate alle loro cure: i primi nomi che vengono in mente sono quelli degli ex sindaci di Parma e di Alessandria che hanno portato i loro comuni al default; ma anche quelli di tanti altri amministratori locali che hanno riempito centinaia di aziende partecipate (le ex municipalizzate) di clientele, compromettendo in maniera irreparabile i bilanci delle società stesse e degli enti che le controllano.



Sì, bisogna fare tutto questo perché è un atto dovuto dopo che ieri la commissione Finanze della Camera, impegnata a esaminare il testo della cosiddetta legge di stabilità, ne ha bocciato varie voci (allungamento dell’orario dei professori; ai tagli alla sanità; alla retroattività delle detrazioni fiscali). E soprattutto ha detto no alla riduzione dei costi della politica locale e all’introduzione di un controllo da parte della Corte dei Conti sui soldi spesi da Comuni, Province e Comuni. Una misura che si proponeva proprio di mettere fine a quell’assalto al denaro pubblico da parte di politici sempre più famelici. Ormai è chiaro: siamo alla caduta dell’Impero e tutti quanto godono di un privilegio, possono disporre di un potere assoluto, non hanno la minima intenzione di rinunciarvi. E non importa sapere che gli italiani li ritengono la peggior classe dirigente mai vista dall’unità nazionale. Loro non si spostano di un millimetro, continuano a fare quello che hanno sempre fatto e ogni giorno sui giornali e sulle tv pontificano su quanto andrebbe fatto. Insomma, la casta non si tocca. Campo libero ai Fiorito & c. Potremmo noi dei giornali almeno intervistarli un po’ meno?



P.S.: Il vizietto dei politici di usare e abusare del potere a scapito anche del buon gusto è nazionale: a Milano era stato proposto di annullare i biglietti gratis per San Siro, ecc. Ieri il Consiglio comunale ha bocciato l’idea. Avanti così, tutti a sbafo, rispettando le tradizioni.

Renzi su Bazoli. Ha rottamato il termine rottamazione e ha moderato il suo linguaggio. Però, il sindaco di Firenze e sfidante di Pierluigi Bersani alle primarie del Pd, un risultato lo ha avuto, una spallata alla vecchia classe dirigente l’ha dato: Walter Veltroni se n’è andato, Massimo D’Alema ha detto che (forse) lo farà. Fuori dai confini della politica il messaggio del rinnovamento sembra abbia non abbia fatto breccia. Ieri il Consiglio di Banca Intesa ha fatto sapere di prendere in seria considerazione l’ipotesi di anticipare il rinnovo di tutte le cariche, per evitare di far coincidere questa delicata operazione con le elezioni politiche di aprile. Il che è già un segnale: le nostre banche, privatizzate con grande clamore mediatico, sono in realtà sempre dipendenti dal Palazzo al quale sono legate a doppio filo. Comunque, se questo anticipo ci sarà, in pole position per guidare anche in futuro la banca è sempre lui, Giovanni Bazoli, 80 anni il 18 dicembre prossimo, a capo di quella banca da quando è nata.



 

A Roma più easy. L’Antitrust ha deciso di assegnare alla compagnia low cost inglese Easyjet sette slot per i voli fra Milano e Roma, tratta molto remunerativa finora servita in regime di assoluto monopolio da Alitalia. C’è da sperare che molto presto arriveranno tariffe più basse, come sempre succede quando un settore si apre alla concorrenza. Se non succederà, allora tutta l’operazione si rivelerà inutile, una foglia di fico per mascherare con l’altisonante termine “liberalizzazione” un volgarissimo cartello di cui nessuno (a partire dai viaggiatori) sentiva la necessità.

 

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