Arriva un’intervista del Presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, che lascia un po’ tutti stupefatti, ma fino a un certo punto. Al giornale tedesco Spiegel, Draghi dice che il ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schauble, ha ragione nel chiedere un super-commissario europeo alla valuta, che controlli i conti dei paesi dell’eurozona. La polemica dell’ultimo vertice, Draghi la risolve in questo modo: “Sostengo esplicitamente la proposta e sarebbe intelligente se i governi la esaminassero attentamente.” Draghi aggiunge: “Di una cosa sono sicuro, se vogliamo ristabilire la fiducia nell’eurozona, i Paesi devono cedere a livello europeo un parte della loro sovranità perché hanno già adottato delle misure che sarebbero apparse impensabili un anno fa, ma non sono sufficienti”. Docente di Economia degli Intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano, il professor Claudio Borghi Aquilini non resta affatto sorpreso da questa dichiarazione di Mario Draghi: «Che cosa poteva dire di diverso? È il Presidente della Bce. Più si fa tutto in comune e meglio è per la Bce».
Questa vicenda è stata al centro di polemiche nell’ultimo vertice europeo.
Ma credo che questo possa interessare poco Draghi. Lui fa il presidente della Banca centrale europea e quindi avere una situazione sotto controllo, in comune, gli va benissimo. Si potrebbe piuttosto chiedere a Draghi, e a chi propone il super-commissario: perché si ha intenzione di mettere in comune tutto tranne il debito? Come mai? Su questo punto naturalmente si preferisce tacere o lasciare perdere. È tutto in linea con chi vuol mantenere questa situazione e a chi gestisce il potere in questo momento.
Draghi, nell’intervista aggiunge un’altra considerazione rispetto alla sovranità degli Stati nazionali. Dice il presidente della Bce: “Molti governi non hanno ancora capito di aver perso la loro sovranità nazionale da molto tempo perché si sono pesantemente indebitati e sono alla mercé dei mercati finanziari”. Che cosa ne pensa di questa dichiarazione aggiuntiva?
Mi appare come un classico ragionamento che scambia, che confonde le cause con gli effetti. Non funziona in questo modo. Però mi chiedo un’altra cosa: perché Draghi non va a dire queste cose al Giappone oppure agli Stati Uniti?
Converrà, professore, che gli interventi di Draghi in questo periodo sono serviti a tenere in piedi l’euro e l’eurozona.
Draghi è intervenuto in ben due occasioni in questi mesi, quando tutti comprendevano che, se non fosse intervenuto, il giorno dopo sarebbe crollato tutto. Mi riferisco in particolare a due interventi. Il primo è quello del Ltro (Long term refinancing operation), cioè quando Draghi assicura per tre anni un piano di rifinanziamento alle banche all’1% di interesse, un tasso privilegiato. In quel momento il sistema era al limite del collasso. Il secondo intervento che fa Draghi è quello di questa estate, quello dell’acquisto di bond illimitato, in un altro momento dove si era sull’orlo del crollo. Questi interventi sono serviti a tenere in piedi un “vecchio” che sembra in agonia.
Lei è notoriamente un critico del sistema dell’euro. A suo parere questo tipo di sistema non può durare e alla fine crollerà. Prevede un tempo di durata?
L’agonia è lunga, impossibile prevedere dei tempi. Ma che il sistema non funzioni e non possa funzionare lo vedono tutti. Certo, più passa il tempo, più sarà difficile porre dei rimedi. Ma io credo che siamo proprio davanti a un “vecchio” che alla fine va incontro inevitabilmente al suo destino.
(Gianluigi Da Rold)